lunedì 21 febbraio 2011

Tv/ Torna 'Annozero', Michele Santoro: "Più immagini, meno ospiti"

19 settembre 2007 - "Annozero", capitolo secondo: da giovedì 20 settembre il programma di Michele Santoro inaugura su Raidue alle ore 21 un nuovo ciclo di approfondimenti e dibattiti politici. Si parte con un reportage dedicato al fenomeno Grillo e al Vaffa-Day e con il racconto de ‘Le Ragioni dell’Aragosta’, il nuovo film di Sabina Guzzanti. Fra gli ospiti il professor Giovanni Sartori e Antonio Polito. Confermate le vignette di Vauro, la presenza di Marco Travaglio che curerà una nuova rubrica e di Beatrice Borromeo che con Luca Chinello ogni martedì animerà alle 15,00 una diretta sul web per raccogliere idee e proposte dei giovani, proponendo ogni settimana nuovi protagonisti. “Ci diciamo contenti del bilancio passato - dice Santoro - ci siamo inseriti fra le migliori offerte formative della Rai conquistando uno spazio nostro”.
Cosa distingue ‘Annozero’ rispetto alle altre proposte televisive?
“Parliamo più attraverso le cose che mostriamo e facciamo vedere piuttosto che con quello che dicono i nostri ospiti. Il programma propone delle chiavi di lettura della realtà e l’abbiamo dimostrato con argomenti delicati come i crimini sessuali in Vaticano o i possibili inquinamenti nelle moschee: dove compare il nostro spettro ci sono piccoli tsunami e molte discussioni”.
Può spiegare il senso dello spot di quest’anno?
“Se l’anno scorso si partiva mostrando le rovine culturali del Paese con le molteplici voci prese dai reality di cui si condanna l’abuso che omologa l’offerta televisiva, lo spot adesso è lo spernacchiamento anche contro la stessa tv, che ha perso credibilità e autorevolezza. Contro una situazione italiana che rimane immutabile, di fronte alla quale c’è una diffusa rassegnazione anche dei giovani a poter cambiare le cose: noi però vogliamo trasmettere il senso della fiducia e la ricerca della speranza”.
Tutti i giovani ai diversi livelli ha uno spazio televisivo che li rappresenta?
“Nelle fabbriche metalmeccaniche di solito c’è una generazione di operai dai 19 ai 35 anni che non è rappresentata dalla televisione così com’è oggi eppure sono tanti. Hanno idee sganciate dai vecchi contenuti ideologici della Fiom e pensano di essere visibili nella tv dei reality che in effetti li hanno al loro interno ma vengono usati male”.
In che maniera allora trasmetterete un senso di fiducia?
 “Raccontando il Paese e fotografandolo, tentando di riavvicinare lo spettatore alla televisione nei cui confronti non si ha più fiducia e questo riguarda anche le cosiddette trasmissioni alternative. Negli anni Ottanta pur con i suoi difetti la tv era sui fatti, mentre adesso appare come un’altra articolazione del potere e così accade che un comico diventa protagonista”.
A proposito di Beppe Grillo, che ne pensa di tutta questa attenzione mediatica?
“Mi fa piacere anche se c’è stata un po’ di esagerazione soprattutto se penso che alla sua kermesse erano presenti poche telecamere come quella di ‘Annozero’”.
Quello di Grillo è un atteggiamento antipolitico?
“Non lo credo: quello che lui recrimina rispecchia il volere di un pubblico sia di destra che di sinistra che si aspettava una svolta e si è invece trovato nella routine del potere e nella liturgia della casta. Gli italiani hanno già ripetuto più volte di voler scegliere i candidati dopodiché i politici decidono il contrario. Se si candida una persona che ha avuto un’incriminazione per camorra è una svolta che crea un braccio di ferro con la magistratura. E comunque lo stesso Di Pietro aveva proposto la cosa già sei anni prima”.
Come vede la proposta delle liste civiche e del bollino?
 “Le liste civiche sono un arricchimento del Paese e il bollino è un modo per evitare che qualcuno si appropri inopportunamente del movimento. Grillo non ha affatto voglia d’invadere i palazzi: il suo è stato un gesto democratico. Non è vero che lui ha intenzione di distruggere i partiti: questi stessi si stanno autodistruggendo perché non si sono rinnovati dall’interno. Oggi sembrano soltanto gruppi di pressione riconducibili a questo o quell’altro leader”.
Che cos’è oggi la politica in Italia?
“La vera arte politica consiste nel riuscire a captare il segreto del funzionamento della macchina politica e di come si spostano i pesi all’interno del sistema. Il vero politico fa oggi quello che serve per rimanere deputato o ministro un domani. Non ho mai visto in Italia un Presidente del Consiglio che finito il mandato torni a fare qualcos’altro fuori della politica. Blair l’ha fatto. Sia chiaro che io credo nella politica, quella vera”.
Come risponde a chi dice che sostanzialmente il politico rispecchia il sentire comune dell’italiano?
“I politici dovrebbero essere migliori degli italiani, dotati di qualità tecniche e morali al di sopra della media, elitari; altrimenti è un segno di fallimento. Il vero politico deve proporre qualcosa che sposti in avanti la coscienza civica e le leggi. Mi piacerebbe che quando la politica batte un colpo fosse coerente nel portarlo avanti; deve darsi un comportamento che provochi un rinnovamento anche morale: non se lo dà perché anche dal punto di vista dell’informazione siamo carenti in questo aspetto”.
Che ne pensa della partecipazione di Prodi a "Porta a Porta"?
“Prodi a ‘Porta a porta’ parlava quasi da solo e nessuno dei giornalisti presenti lo controbatteva anche là dove diceva delle cose inesatte. Se siamo al punto che certi leader disertano luoghi scomodi siamo un po’ alla delegittimazione: ci sono i ‘buoni’ e i ‘non buoni’. Questo dovrebbe scatenare un po’ di allarme, perché fa calare la tensione di tutti coloro che fanno questo mestiere: se vuoi il leader devi scendere a un tale livello di contrattazione che alla fine non è più un programma di informazione, ma un luogo dove i leader scelgono di andare a comunicare quello che loro hanno deciso prima. Dov’è allora il ruolo del giornalismo e dell’approfondimento?”
Perché non cambiare il titolo in ‘Announo’: così sembra che siate sempre sul punto di decollo…
“I miei sono progetti sperimentali che non raggiungono mai la maturità del volo pieno: è questo il bello del nostro laboratorio. Siamo un particolare vettore di cui si è avvertita l’importanza quando non ci siamo stati. Dobbiamo ringraziare Berlusconi: ha fatto capire che mancava un tassello notevole dell’informazione”. Giovanni Zambito (affaritaliani.it).

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