lunedì 14 febbraio 2011

Magistrato, senatore del Pd e scrittore, Gianrico Carofiglio presenta il suo libro “Né qui né altrove. Una notte a Bari"


19 dicembre 2008 - Gianrico Carofiglio, sostituto procuratore antimafia presso la Procura di Bari, senatore del Pd, è universalmente riconosciuto come uno di migliori autori italiani di romanzi neri: l’ultimo suo volume arrivato in libreria ai primi di novembre si intitola “Né qui né altrove. Una notte a Bari” (edizioni Laterza, pp. 160, euro 10) e continua quello che la casa editrice per la collana Contromano da anni ha promosso con alcuni scrittori che hanno fatto delle proprie città una guida letteraria. Però il libro è un vero e proprio romanzo, il primo in assoluto edito dalla Laterza: come si spiega la cosa?
“È stata effettivamente una cosa strana - ammette Carofiglio alla Libreria Rinascita di Roma in un incontro pubblico con i suoi lettori - perché con questa collana la casa editrice ha lanciato un ponte verso un’altra scrittura nella forma di ibrido, tra la guida turistica e il saggio e mai come romanzo”.
In che modo dagli iniziali intenti il libro si è poi trasformato in romanzo?
 “Volevo raccontare Bari in un modo divertente e interessante pensando come buono espediente di fare incontrare tre vecchi amici che non si vedono da tanto tempo e fanno una rimpatriata. Raccontano la città com’era e com’è, una sorta di incrocio fra la città nel tempo e nello spazio attraverso una passeggiata che i personaggi fanno sull’onda del ricordo”.
Che rapporto intrattiene con i personaggi del romanzo?

 “Come capita spesso i personaggi sono un materiale pericoloso: nel momento in cui saltano fuori poi risulta relativamente difficile controllarli e così hanno preteso che più che raccontare la città raccontassi una storia sull’amicizia, a tratti drammatica e tragica anche se amo gli scarti di registro con improvvisi squarci umoristici e comici”.
In che senso parla di aspetti tragici dell’amicizia?
“Tragedia dell’amicizia intesa come vivere in comune tante esperienze e poi accorgersi nel momento in cui si ricordano che sono diversissime da come sono effettivamente state. Secondo me, i ricordi in realtà sono quello che noi crediamo siano ricordi: un misto fra ciò che si ricorda e la loro manipolazione da parte nostra”.
“Né qui né altrove” ha un tratto che lo distingue particolarmente dagli altri?
 “Questo libro contiene un più alto tasso autobiografico con episodi realmente accaduti: ci sono due capitoli particolarmente autobiografici, quello sul cane e l’altro ambientato in una libreria dove un bambino inizia a leggere all’età di sette anni. Entrambi sono quasi senza alcuna manipolazione narrativa”.
Qual è stato il primo libro che ha letto? E il primo libro formativo?“Il primo è stato 'Zanna Bianca' ed è stato anche formativo per molte ragioni: innanzitutto perché subito dopo ho pensato di scrivere anch’io e infatti scrissi un racconto su cacciatori e lupi, in parte ispirato al romanzo in parte al film neorealista 'Uomini e lupi' che stavano trasmettendo in tv. Mi parve come un segno del mio futuro letterario: poi ho continuato a leggere di tutto scrivendo fino ai 15 anni per poi prendermi una lunga pausa di 25 anni”.
Che Bari emerge dalla narrazione?
 “È una città in cui ci sono locali aperti fino a tardi e nei quali si possono intavolare discorsi anche con i gestori: è un buon segnale che testimonia un grande fermento che si respira a Bari e nella Puglia a livello di musica, letteratura, arti visive e anche la presenza di un laboratorio politico di qualche interesse. Bari è una delle città più vivaci dove stare e condividere esperienze”.
Il titolo sembra suggerire un qualche smarrimento…
“È un libro sullo spaesamento che emerge dal titolo ma anche in molti passaggi: nelle prime pagine c’è uno spaesamento temporale che assume l’aspetto della nostalgia e verso la fine il personaggio, l’io narrante scopre di essere sempre stato assente nelle cose che gli succedevano”.
Le è piaciuta la versione filmica del suo romanzo “Il passato è una terra straniera”?
 “Lo reputo un buon film, certamente diverso dal romanzo com’è sano che sia. Certi film quasi identici ai libri sono piatti: alcune cose le avrei fatte diversamente, ma è fisiologico”.
L’ironia dell’avvocato Guerrieri, protagonista dei suoi romanzi, appartiene anche a Gianrico Carofiglio?
“Spero di sì: mi piace pensarlo. Mi fa piacere quando riesco a far ridere scrivendo o durante una conversazione. Anche il senso dell’umorismo è una qualità morale: ridere e sorridere pure di situazioni drammatiche che mi capitano è un mio principio”.
Può anticiparci qualcosa sul suo prossimo libro?
 “Sto scrivendo un romanzo che dovrebbe uscire l’anno prossimo: una parte consistente della storia si svolge a Roma e sarà diverso dai precedenti perché più simile a un giallo con una storia di investigazione sui generis. Mi considero un privilegiato perché racconto storie e ho la possibilità di farlo perché ci sono persone che vogliono leggerle. Chi scrive gode della massima libertà: nessun’altra attività ti permette di creare un universo”.
Giovanni Zambito (www.affaritaliani.it).

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