lunedì 21 febbraio 2011

Teatro, Katia Ricciarelli canta Freddie Mercury e apre la stagione del Parioli

6 ottobre 2007 - Al Teatro Parioli alla presentazione dell’imminente stagione era un piacere vedere seduti l’uno accanto all’altro e in rapporti e dialoghi armonici veterani storici dello spettacolo italiano: Arnoldo Foà, Erica Blank, Paolo Ferrari, Valeria Valeri, Antonella Steni saranno infatti tra i protagonisti delle proposte che verranno rappresentate fino ad aprile 1998, sotto la direzione (la diciannovesima) di Maurizio Costanzo che nella scelta dei nomi e dei lavori ha usato il criterio che mettesse insieme “il tema sociale con le risate intelligenti”.
Martedì 9 ottobre sarà la musica a inaugurare il cartellone e precisamente Katia Ricciarelli e Salvo Bruno che interpreteranno le canzoni di Freddie Mercury e dei Queen, dell’opera rock ‘Barcelona’ pubblicata nel 1988 in cui il leader del gruppo duetta con la cantante lirica Monserrat Caballè. Dedicata alla città catalana, è un’originalissima composizione che, per la prima volta nella storia della musica, unisce due generi apparentemente antitetici come la lirica e il rock. Con un’orchestra di venti elementi, integrata da cinque musicisti rock e sedici coristi, lo show è un vero e proprio recital che nella prima parte vedrà l’esecuzione degli otto brani del disco e nella seconda l’interpretazione di altre hit dei Queen. “Cercherò - dichiara Katia Ricciarelli ad Affari - con umiltà di renderla al meglio come merita”.
Che cosa ha pensato appena ha ricevuto la proposta?
“Ho pensato: l’ha fatto la Caballè e lo faccio anch’io; comunque è musica difficilissima e molto bella. È chiaro poi che ogni artista dà una propria interpretazione e sono davvero contenta di cimentarmi in questa avventura”.
Vi siete incontrate dal punto di vista artistico?“No, io la conosco benissimo ma non abbiamo mai parlato di questo suo progetto quando l’ha fatto nell’88. E poi con Freddie Mercury lei ha fatto solo il disco perché lui è morto dopo pochi anni: quindi, un conto è fare un disco, un altro conto è farlo dal vivo”.
Quale intento avete cercato di perseguire con questo recital?“Con Salvo Bruno avevamo in mente di pensare a fare la musica perché è la cosa fondamentale e su questa si regge l’intero spettacolo. Abbiamo ricevuto altre proposte e tutto ciò significa che il progetto piace e interessa”.
Potrebbe essere uno spettacolo che mette insieme le sue due attività, il canto e la recitazione?“No, questo per me è solo un recital bello e buono: non richiede l’interpretazione di un’attrice ma solo partecipazione più attiva della cantante”.
Tutti e due rimanete nel vostro ambito musicale?“Assolutamente sì: questo è il bello! La mistura che ne viene fuori risulta accattivante”.
Che rapporto intrattiene con la musica leggera?“Io le so tutte le canzoni, amo molto la musica: per me non esiste musica seria o poco seria, o suddivisa in rock, classica o lirica. La musica è bella quando la si fa e in un certo modo è bella tutta”.
Nel corso della sua carriera è cambiato l’effetto che il canto sortisce nella sua stessa persona?“Il cantare cambia per forza ma non il modo di cambiare: anagraficamente devi adattare le corde vocali all’invecchiamento, come muscoli che vanno allenati. Emotivamente non cambia nulla perché l’emozione, la paura e il dolore ci sono sempre”.
E quando canta ha in mente una persona in particolare?
“Sicuramente penso sempre a mia madre che si chiamava Molara, un nome stranissimo: penso sempre a lei; mi raccomando a lei e naturalmente anche al Padre eterno, ci mancherebbe”. Giovanni Zambito (www.affaritaliani.it).

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