lunedì 14 febbraio 2011

Gianna Nannini con la sua Pia de’ Tolomei: “Io, pulcinella rock, mi do all’opera per dare voce alle donne”

27 settembre 2007 - Completamente ristabilita dalla laringite acuta che l’aveva colpita questa estate, Gianna Nannini ha ripreso a calcare le piazze e i teatri d’Italia portando dal vivo in concerto le canzoni di “Pia come la canto io”, partendo dal Mandela Forum di Firenze. Adesso si appresta a chiudere il tour con una data al Gran Teatro di Roma in cui presenterà il personaggio dantesco nato da una lunga ricerca condotta insieme alla scrittrice Pia Pera e dal riadattamento in chiave rock dell’antica forma del ‘bruscello in ottava rima’. 


“È un’opera che si basa sull’improvvisazione e la tradizione orale - rivela la rocker senese. Oltre alle canzoni che la compongono ci sono i pezzi miei alcuni dei quali sono stati rivisitati per l’occasione e riadattati come ‘I maschi’ ‘Meravigliosa creatura’: avevo cominciato a comporre quest’ultimo undici anni fa proprio mentre scrivevo la ‘Pia’ e adesso vi ho inserito specifici riferimenti al personaggio”.
È una nuova moda per i cantanti italiani quella di proporre un’opera musicale?
“L’avevo già proposta undici anni fa ma me la bocciarono: non c’era ancora la mentalità e neanche la preparazione. Incoraggiata dal successo di Cocciante, l’ho riproposta a David Zard: comunque, è un’opera singolare e si distingue perché è opera di strada, dal libretto in ottava rima”.
Non era stata capita subito?“Quando proponi cose nuove c’è sempre poca attenzione da parte degli addetti ai lavori perché sconvolgi le previsioni cosa che è “Pia - Come la canto io”: è una combinazione di canzoni ma anche di movimenti del corpo intorno ai significati delle canzoni stesse. Ho sempre dichiarato di essere un pulcinella rock”.
Per la tua laurea avevi discusso una tesi sul corpo e la voce: la ‘Pia’ ne sembra una sintesi…“Nella tesi volevo arrivare a proporre come sperimentazione: i corpi hanno una sonorità quando si muovono e in effetti sembra proprio la dimostrazione di quello che sostenevo”.
‘Notre-Dame de Paris’, ‘Tosca’ di Dalla, la tua ‘Pia’: le star della musica italiana si danno alle grandi opere...“Ci si sta muovendo in questa direzione perché non ha senso ripetere cloni della musica rock. Noi italiani apparteniamo all’opera che adesso non viene più comunicata in senso tradizionale e mi auguro che possa coinvolgere il pubblico con emozione e impatto e stimolarlo a salire sulle sedie e a non restarsene immobile. Assistere a un’opera non significa mica entrare in chiesa”.



Ne è una prosecuzione o un rinnovamento?
“L’opera non deve continuare come è stata secondo la tradizione occidentale. Oggi è diventata una cosa estremamente d’elite e seria: il rock, la break dance, l’hip pop hanno portato la strada sul palco. Venendo dai concerti rock dove la comunicazione è molto fisica e immediata, con ‘Pia’ porto un modo nuovo di arrivare all’opera, di vederla e parteciparci, rompendo gli schemi che ci hanno imposto per secoli con quella classica”.
Riesci a ‘contenerti’ e a seguire le direttive del regista Fabio Luigi Lionello?
“Sì, ci sono dei punti di riferimento ma c’è anche parecchio di improvvisato perché le canzoni della Pia de’ Tolomei nascevano di bocca in bocca, di rima in rima. Qui ci sono delle parti in cui entrano altri cantanti: c’è anche contemplazione, presa di coscienza”.
Nella Divina Commedia ci sono tante bellissime figure femminili: come mai la Pia?“Pia fa parte della mia educazione campagnola: sin da piccola ho respirato l’aria contadina della Maremma e ascoltavo da mia nonna le ottave della Pia. Diciamo che ha suonato alle mie corde vocali grazie alle quali fornisco al personaggio l’occasione di riscattarsi, facendo uscir fuori la voce prigioniera di una donna del Medioevo, ma che potrebbe benissimo essere la giornalista russa Anna che non ha avuto l’occasione di parlare. È un’occasione, un’ispirazione: non è stata una decisione razionale quanto piuttosto una possessione”.

Il tuo ruolo qual è?
“Io interpreto due uomini e due donne: per fortuna sono supportata da un cast eccezionale sia di cantanti come Lola Ponce e Marco Nardella che di musicisti come il batterista Thomas Lang, Hans Maahn al basso, e i chitarristi Rudiger Elze detto Spinello e Giacomo Castellano; inoltre l’apporto dei Vagabond Crew è una novità assoluta. Interpretare la Pia richiede molta energia e mi ci vuole almeno un mese di previo allenamento: per fortuna sto andando a scuola di Pilates”.



Come non vorresti venisse etichettata la tua Pia?
“Mi dà fastidio quando dicono che è un’opera femminista: nonostante che io abbia vissuto il femminismo, mi sembra un modo quando una donna fa delle cose di metterla in un angolo, di darle un ghetto: è una maniera di prevaricazione misogina, una forma di preconcetto. È un’opera scritta da due donne e fa parlare una donna così come parla veramente: non c’è spazio per delle donne vittima”.
Dopo queste date farai ancora parte del cast dell’opera?
“No, questo tour è stato un work in progress, un concerto-anteprima. L’opera continuerà da sola e io non vi prenderò più parte”. Giovanni Zambito (www.affaritaliani.it).

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