lunedì 21 febbraio 2011

Libri/In “Sex Revolution” Giampiero Mughini racconta le muse, gli eroi e le tragedie di un’avventura che ha cambiato il mondo

Ieri sera presso Mondo Bizzarro Gallery, il giornalista Giampiero Mughini ha presentato il suo ultimo libro “Sex Revolution”- Muse, eroi, tragedie di un’avventura che ha cambiato il mondo (Mondadori, pp. 229, € 17,50) marchiandolo di un sapore particolare e cambiando per sempre il volto della cultura contemporanea, dalle arti figurative alla fotografia, dal cinema alla letteratura erotica.

Artisti, stilisti, cantanti, modelle e performer delle fiammeggianti New York e Londra, il sofisticato drappello di erotologi, poeti, scrittori di Parigi, i fotografi, fumettisti e designer del nostro paese prendono posto in questa rassegna estetico-culturale in un affascinante viaggio che conduce alla New York di Andy Warhol, o a Parigi all’epoca in cui esce in 600 copie il romanzo ‘Histoire d’O’, o la Milano dove Guido Crepax inventa la saga di Valentina e dunque l’erotizzazione di ogni aspetto della vita quotidiana, fino alla California che fa da madrepatria dell'industria del cinema porno. E Mughini intende parlare solo di questo senza soffermarsi su altre cose ‘inutili’ come i suoi famosi occhiali di cui sfoggia modelli diversi e che difficilmente passano inosservati: “Solo gli stupidi - dichiara stizzito - si accorgono solamente di quelli e io per fortuna ho una luce più importante e se uno non la vede non posso farci nulla”.



Il libro inizia con una donna che appare più sexy grazie agli occhiali che non per i tacchi…
“In quel caso non è tanto il dettaglio quanto la luce complessiva che emanava dal personaggio e che non aveva bisogno di chissà quali addobbi. Era una luce talmente intensa e profonda che veniva da dentro e lei vestita ‘alla spiccia’ ad un certo punto mise un paio d’occhiali ed era cento volte più provocante che non quando poco dopo si è travestita da soubrette o da puttana”.
Per lei c’è un dettaglio particolare che rende una donna particolarmente desiderabile?
“Un assieme di dettagli: come tutti ho i miei feticismi e in una donna possono essere i capelli, in un’altra i tacchi altri o la camminatura, in un’altra ancora il modo di dire ‘buongiorno". 
In Italia rispetto agli altri Paesi la ‘Sex Revolution’ è arrivata in ritardo?
“Aveva un ritardo di cinquant’anni e penso ce l’abbia tuttora nel senso che nella sensibilità diffusa l’erotismo è Valeria Marini”.
A che cosa è riconducibile tanto ritardo?
“In Italia hanno agito come i due lati di una tenaglia due culture fondamentalmente sessuofobiche, quella cattolica e anche quella comunista, il cui erotismo era giocato su altri aspetti: loro trovavano erotici gli operai con le loro tute blu”.
Ha dedicato un intero capitolo all’erotismo giapponese. Quale aspetto l’ha più colpita?
“È un insieme di poesia e di violenza, di opposti come tutto nella cultura giapponese. In Giappone frullano tutti gli opposti, per cui la donna che viene fuori dalla loro immaginazione e fantasia, dai loro sfrenamenti è una donna che per metà è geisha e per metà puttana”.
Racconta pure della figuraccia fatta nella mostra di Araki…
“Ho fatto il cretino perché ho detto delle cose banali rispetto alla cosa geniale detta da Ettore Sottsass in quell’occasione. Io mi stavo fermando di più alla superficie delle cose, mentre lui era andato al cuore della faccenda e mi diede fastidio. Ho scritto questo capitolo sul Giappone pur non essendoci mai andato, ma forse è il più bello del libro".
C’è eroticamente parlando un immaginario collettivo in cui lei si ritrova?“Questo libro parla di cose che la più parte delle persone colte ignorano perché non sono cose consuete nella cultura, nel linguaggio corrente, nella sensibilità”.

Dopo aver scritto questo libro come si è sentito: liberato o più completo?“Mi sono sentito svuotato perché ho messo veramente tanto in questo libro: talvolta ho la sensazione che non scriverò più un libro di tale impegno nel quale mettere tante cose dalle quali forse il lettore si sente intimidito. Comunque, sono arrivato alla metà di un altro libro ma meno drammatico”
Scorrendo altri suoi titoli, sembra che ‘Sex Revolution’ sia stato pensato da tanto tempo, frutto di un crescendo. È così?
“Esattamente così. È un fiume che scorreva, che è andato crescendo e andato assumendo sempre più importanza. Avevo scritto un libro sette anni fa ‘Un secolo d’amore’ che vi somigliava, ma questo a mio giudizio è il mio libro più bello”
Qual è l’atteggiamento migliore che deve assumere il lettore per affrontarne la lettura: il disincanto, l’ironia…?
“Con tutte queste cose ma anche con umiltà: mi perdoni la vanità ma uno che legge questo libro è come se facesse un corso universitario senza l’apparato accademico”
E della Juve, altro suo grande amore, che mi dice?
“(S’irrigidisce, ndr). Gli innamoramenti sono tutti diversi per fortuna ma di questo argomento non voglio parlare al di fuori della domenica pomeriggio. Non mi chieda di queste cose perché non ne parlo mai”. Giovanni Zambito (www.affaritaliani.it).

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