lunedì 14 febbraio 2011

CARMEN RUSSO E LA TV, "LE RACCOMANDAZIONI SONO SEMPRE ESISTITE, MA OGGI NON SI ESIGE PIU' PROFESSIONALITA'. BERLUSCONI? IL N° 1"

2 febbraio 2010 -
Carmen Russo, showgirl di successo e bomba sexy della televisione italiana, ha deciso di raccontare se stessa, regalando ai lettori un'autobiografia sincera, schietta e autentica in cui si mette letteralmente a nudo, ripercorrendo le tappe principali della sua vita e della sua carriera. Dai primi passi nel mondo dello spettacolo alla vera e propria consacrazione, passando per il grande amore della vita, Enzo Paolo Turchi, Carmen Russo svela le sue verità, condivide i suoi sogni e parla di tutti coloro che l'hanno supportata e hanno condiviso con lei un cammino artistico di grande successo. Ecco l'intervista che parte proprio dal titolo del volume "La mia nuda verità" (uscito per Armando Curcio editore, pagg. 192, 14,90) dove l'aggettivo gioca molto sul doppio senso.

"Ovviamente - ammette Carmen Russo - si gioca, fa parte del mio carattere. L'autoironia ha avuto sempre un ruolo importante nella mia vita e nella mia carriera e poi, in fondo, la verità autentica non può che essere nuda. Insomma, un aggettivo che dice tanto e non dice niente".
Nel libro parla giustamente del rapporto con suo marito e dell'importanza della danza: quanto conta il ballo?
"Tantissimo: è un momento professionale a cui devo tanto del mio successo, un momento da amare anche per noi stessi e non solo in funzione del pubblico. Quando balliamo come per magia entriamo in un mondo che diventa sogno".
Lei non si definisce maestra di danza, però insegna a ballare: in che senso?
"Non è detto che un bravo ballerino sia anche un buon insegnante: Enzo Paolo sa fare entrambe le cose, è completo. Tecnicamente io non nasco come ballerina ma come showgirl e primadonna e nel tempo ho acquisito la tecnica della danza ma non saprei insegnarla. Quindi punto a dare suggerimenti sull'espressività e la capacità interpretativa, che penso di avere data la mia esperienza, come quella profusa durante una tournèe in giro per l'Italia".
Un esperimento che si potrebbe portare in tv?
"Non penso: la tv ha altri ritmi, al limite come uno speciale. Lo spettacolo teatrale in un'ora aveva il compito di raccontare una carriera fra sequenze di canzoni e balletti. Adesso in tv ci sono personaggi conosciuti ma non popolari che provengono dai reality: non si esibiscono perché oggi avere una professionalità non è più un dovere e di spettacoli non se ne fanno più".
Ci sono quelli costruiti attorno a un uomo: perché non si pensa a un one-woman show?
"Si fa riferimento a cantanti come Celentano e Morandi che funzionano sempre. Per le donne è successo fino al '95 con la Carrà che oltre a condurre dimostrava di saper fare altro. Poi sono arrivate le modelle, le stangone che però non sapevano fare nulla. La nostra televisione è sempre stata maschilista".
Scrive esplicitamente che per fare carriera è necessario appoggiarsi a uomini potenti...
"Le raccomandazioni, le segnalazioni esistono da sempre ma prima si limitavano a ruoli marginali come la valletta; adesso invece si pretende e si ottiene di condurre un programma, una cosa che chiunque può fare visto che non si esige un ruolo artistico, ma quasi da impiegato".
Nel libro ringrazia tante persone in ordine sparso. Silvio Berlusconi è il primo nome: un caso?
"No, se lo merita: grazie a lui io ho avuto l'occasione di lavorare ed essere la primadonna perché ha creato con Telemilano e Mediaset l'alternativa alla Rai. Qui avevo fatto un provino per "Settevoci": e in seguito Baudo mi confessò che non mi presero come valletta perché troppo appariscente e prosperosa. Su Canale 5 ho partecipato a programmi di classe e di successo e grazie a "Drive In" ho conosciuto pure mio marito".
Bene, questo dal punto di vista televisivo. Da quello politico Berlusconi sempre primo?
"Certo: l'Italia ha bisogno di essere ben rappresentata anche all'estero e merita di vivere dignitosamente. Lui con i fatti sta dimostrando di agire bene".
Difficile parlare anche dei tentativi fatti per rimanere incinta?
"No. Le problematiche che ho io penso le possano avere altre donne che magari si sentono pi incoraggiate. La mia voce diventa una voce assieme alle altre. Quando mi racconto come donna (e io non sono una normale) in maniera cos autentica alla gente piace. D'altronde, noi artisti abbiamo la sindrome del dover piacere al pubblico". Giovanni Zambito.

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