giovedì 17 marzo 2011

RICCARDO SCAMARCIO, PROTAGONISTA DEL FILM "VERSO L'EDEN" DI COSTA-GAVRAS

14 febbraio 2009 - dall'inviato Giovanni Zambito. C'è parecchia Italia nell'ultimo film in programmazione presentato stamattina fuori concorso al 59.mo Festival del Cinema di Berlino. Riccardo Scamarcio, infatti, è il protagonista del film "Verso l'Eden" di Costa-Gavras.
"Questa la considero una svolta nella mia carriera, afferma l'attore - ma non me ne vado dall'Italia. E' un'occasione unica di conoscere persone incredibili che hanno fatto cose importanti. E' la mano di Dio, una manna dal cielo. Molto spesso i registi sono ambigui, Costa-Gavras invece è chiaro e diretto. Parliamo molto, di tutto, per me è diventato un amico".
In questa coproduzione tra Francia, Grecia e Inghilterra che ha riportato Costa-Garvas a girare nel suo Paese dopo 40 anni di lunga assenza, Riccardo Scamarcio interpreta Elias, un immigrato clandestino, apparentemente senza passato, che dal suo arrivo a nuoto sulla spiaggia di nudisti di un villaggio turistico della Grecia, alla meta finale del suo viaggio a Parigi, fa dell'adattamento alle dure situazioni in cui si viene a trovare, uno strumento per sopravvivere.
Per questo ruolo Costa-Garvas ha scelto Scamarcio perché voleva "un attore che potesse venire un po' da qualsiasi luogo, che potesse essere francese, italiano, greco. E Riccardo è così, ha il fisico giusto ed è bravo".
E del film Riccardo dice: "Ho cercato di riflettere l'ingenuità di Elias, la sua etica. Io lo vedo e l'ho interpretato un po' come Charlot che fugge alla sola vista di un'uniforme. Questo il è film più fisico che ho fatto. Salto, scorro, scavalco".
Un dramma sull'immigrazione costato 12 milioni di budget e venduto sul mercato internazionale da Pathe, che ben illustra quali possano essere le odissee attraversate da un immigrato, realtà che il nostro Paese conosce benissimo non solo come problema da affrontare ma soprattutto dal punto di vista della solidarietà e della sussidiarietà che vengono fornite all'arrivo dei disperati sulla costa della Sicilia.
Certo, quella di Elias è una parentesi che si conclude tutto sommato bene con un futuro tutto da costruire nella tanto agognata Parigi: ma come lui, tantissimi, eludendo in continuazione le forze dell'ordine, cercano di stabilirsi in un posto che dia sicurezza quanto meno di un alloggio e di un posto di lavoro.
Nel film passano in rassegna le tante persone incontrate da Elias nel suo peregrinare che cercano di aiutarlo o sfruttarlo o imbrogliarlo. Un film che al contempo cerca di far comprendere la realtà complessa dell'immigrazione attraverso un unico esempio e di rendere partecipi in un certo qual modo gli spettatori ai sentimenti di chi lascia la propria terra solo per la speranza di un avvenire più roseo.
Riccardo Scamarcio? Bravo, ben diretto: agile nei movimenti e negli sguardi che fanno capire l'angoscia che continuamente assale Elias alla vista dei poliziotti o di fronte alle cose nuove che va scoprendo o ai problemi che ostacolano il suo cammino.
Lo abbiamo intervistato: Attraverso questo film aumentata la tua percezione riguardo il fenomeno dell'immigrazione clandestina?
"Sicuramente sì, perché ho avuto la fortuna - ed è stato inevitabile - di ritrovarmi vicino a dei veri emigrati che si trovavano in Grecia dove abbiamo girato; erano là un po' incastrati: non potevano né tornare né andare avanti per continuare il loro viaggio magari verso l'Italia, la Francia o la Spagna. Quando abbiamo girato le scene sulla nave ne ho conosciuti tanti".
Che cosa hai notato particolarmente in loro?
"In molti di loro ho visto negli occhi una specie di strano sguardo misto tra il dolore e la speranza: il dolore di non poter vivere per forza di cose nella terra in cui sono nati e la speranza di riuscire a trovare un mondo migliore. Molti di loro, per lo più giovani - ma c'erano anche bambini e anziani - avevano delle storie terribili: chi aveva perso i genitori, chi voleva raggiungere l'Italia per unirsi a un fratello, chi era riuscito ad arrivarci...".
Il personaggio di Elias si stupisce di fronte a uno spettacolo di magia come anche davanti ad eventi e persone: c'è qualcosa verso cui tu provi sempre stupore?
"Lo stupore innanzitutto è un sentimento, in qualsiasi momento si verifichi, che testimonia che c'è ancora una parte sana in te: il fatto di stupirsi è una reazione istintiva nel bene o nel male che non tiene conto di un atteggiamento di rassegnazione, di cinismo. Non a caso, è il sentimento che provano più i bambini, che non sono smaliziati come gli adulti. Devo dire che in me, essendo attore, devo preservare una parte che riesce sempre a stupirsi e francamente lo faccio anche con una grande facilità, perché personalmente non riesco a vivere dando per scontato le cose, nutrendo uno spirito di rassegnazione rispetto a quello che mi circonda, forse perché sono giovane ma spero di non cambiare mai in me questo aspetto della mia personalità".
Come stai vivendo l'atmosfera internazionale che accompagna il film?
"Piuttosto bene: mi sembra che il film stia avendo una buona accoglienza finora. Chiuderemo il festival e per me è un grande onore; in generale, all'estero mi trovo bene".
Che cosa ti piacerebbe che il pubblico recepisse del film?
"Mi piacerebbe che chi guarda il film riuscisse a provare dei sentimenti di speranza ma anche di tolleranza e di tenerezza nei confronti del personaggio con cui spero che il pubblico riesca ad identificarsi. Il fine di creare una sorta di identificazione e di farci sentire un po' tutti come Elias: ci aiuterebbe a comprendere più di noi anche, non solo sugli emigranti e gli stranieri e di aver bisogno della gentilezza che il film propone, un'eleganza d'animo. In quest'ultimo periodo mi sembra che siamo un po' più violenti anche se abbiamo degli scopi buoni: il film cerca di avere un punto di vista anche un po' fantastico, ma secondo me ce n'è bisogno".
Quando Elias arriva a Parigi deve ricominciare per raggiungere altri scopi: quale momento della tua vita ha rappresentato per te uno spartiacque?
"Nella fase adolescenziale: dovevo decidere se tentare la strada dell'attore oppure continuare a logorarmi il fegato come studente non proprio modello. Già il fatto stesso di decidere di fare l'attore mi sembra sia un obiettivo arduo: per fortuna ci sto riuscendo e lo sto facendo". Giovanni Zambito.

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