sabato 19 marzo 2011

Andrea Camilleri: "Ecco il mio 'noir' sul Caravaggio. Montalbano ballerino nella programmazione Rai? Un mistero..."

21 febbraio 2007 - Domenica scorsa al Teatro del Lido si è parlato di lui, di Andrea Camilleri, il padre di Montalbano e non solo, autore fluido e prolifico che dal primo romanzo “Il corso delle cose” del 1978 non si è più fermato fino al più recente, fresco di stampa, “Il colore del sole” (Mondadori, pp.128, € 14), una sorta di anomalo romanzo “nero” sul periodo trascorso dal Caravaggio a Malta e in Sicilia nell’estate del 1607.


“Non ho partecipato alla rassegna", dice Camilleri: "E' stata organizzata una serata incentrata sul teatro e sulla mia scrittura”. L’iniziativa che s’intitola “Fra teatro e letteratura” è curata da Giovanni Greco e si svolge ad Ostia, vicino al mare, una location adattissima allo scrittore di Porto Empedocle, il luogo ideale dove anche il commissario di Vigàta trovo ristoro all’arsura ed equilibrio nella sua vita movimentata e piena di casi da risolvere.
Nel corso del tempo è cambiato il suo rapporto con il mare?
“Il mio rapporto con il mare è sempre ottimo: peccato che da qualche anno non posso più nuotare”.
A proposito di teatro e letteratura, recentemente è andata in scena all’Eliseo la trasposizione teatrale del suo romanzo “La concessione del telefono”. È stato un passaggio naturale e indolore?
“Sì: tenga presente che ho collaborato con Di Pasquale alla trasposizione teatrale, quindi qualsiasi impatto era già attutito dall’aver collaborato al copione”.
Nel suo ultimo romanzo “Il colore del sole” uscito qualche giorno fa Andrea Camilleri in persona entra in “contatto” con il grandissimo e maledetto Michelangelo Merisi, il Caravaggio, attraverso un diario scritto quattro secoli prima di suo pugno. In che modo pensa alle ultime vicende dell’artista?
“Pensando alle ultime realtà personali di Caravaggio ho cercato di interpretarle mettendomi proprio dalla parte della persecuzione duplice che in quel momento il pittore subiva”.
Per l’artista il colore del sole diventa man mano più scuro. Secondo Lei, in quale sua opera si ravvisa di più tale “oscuramento”?
“In tutte le opere, a partire dal ritratto che il Caravaggio fa del Gran Maestro: si avverte l’avanzare del nero nei suoi quadri fino a quando gli ultimi dipinti che si conoscono sono praticamente delle figure che emergono su fondi neri”.
Attualità e passato in una formula mista di “storia e d’invenzione”: è un genere che attrae maggiormente il pubblico dei lettori?
“Non so se realmente questa formula attragga di più il pubblico, d’altronde quando scrivo non doso mai gli ingredienti per raggiungere un maggior numero di lettori”.
Ne “La vampa d’agosto” il commissario Montalbano cede alla tentazione del tradimento nei confronti di Livia che appare una compagna sempre più acidula e meno simpatica. Ci sarà qualche strascico dell’episodio nella prossima narrazione?
“Sicuramente: d’altronde il rapporto tra Montalbano e Livia è sempre uno strascico e una conseguenza dell’episodio precedente”.
Da che cosa deriva il senso di giustizia del commissario? Da una parte s’impunta su alcune vicende che lo toccano particolarmente, dall’altra lascia correre su alcuni mali minori che fanno parte della quotidianità siciliana…
“Il commissario  Montalbano ha un suo particolare senso della giustizia. È una giustizia con la g minuscola che non ha nulla a che fare con quella dalla G maiuscola”.
La programmazione ballerina della Rai non sembra fare bene alla serie televisiva. Secondo lei, perché ogni volta si tentenna così tanto a girare e programmare una nuova puntata?
“Non so che dirle: circa la programmazione della Rai neanche Montalbano sarebbe capace di risolverne il mistero”.
Giovanni Zambito, affaritaliani.it

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