domenica 6 marzo 2011

CRISTIAN PORCINO ANALIZZA “I CANTAUTORI E LA FILOSOFIA. DA BATTIATO A ZERO”

4 settembre 2008 - Le edizioni Libreria Croce hanno recentemente pubblicato nel mercato il primo libro che analizza in maniera seria e dettagliata lo stretto legame che intercorre fra cantautorato e filosofia. S'intitola "I cantautori e la filosofia. Da Battiato a Zero" (pagg. 92, € 14,00) scritto dal 28enne Cristian Porcino.
«Il mio libro nasce dopo anni trascorsi ad ascoltare musica leggera italiana ed internazionale: così come a leggere e studiare opere di letteratura e filosofia. Ad un certo punto ho capito che un legame fra di loro esisteva e non si poteva continuare ad ignorarlo soltanto perché certi accademici ritenevano offensivo tale accostamento. Ecco in parte spiegato il perché di questo libro. Un saggio nato per rendere omaggio ad una parte della musica italiana troppo spesso dimenticata o volutamente ignorata dagli ambienti cosiddetti “colti”».

Come si è regolato per la selezione dei brani e dei cantautori presi in esame?


«Quando ho scritto questo libro non ho di certo operato un sistema di preferenza relativo ai cantautori da inserire. Amo così tanto la musica che non sarei riuscito a farmi trasportare dalle preferenze personali o particolari. Per il primo volume ho deciso di includere soltanto alcuni poiché altri sarebbero andati nel secondo. La mia quindi è stata una scelta di spazio e non di gusti».

Il posto che occupano la canzone italiana e la filosofia nella sua vita… Quando si sono incontrati?

«La canzone italiana e la filosofia occupano un posto importantissimo nella mia vita. La musica ad esempio mi accompagna sin dalla più tenera età. Ha scandito momenti importanti come i primi innamoramenti, le prime delusioni, ecc. Con la filosofia il legame è stato incrementato anch’esso da giovanissimo. Già a quattordici anni leggevo “L’Anticristo” di Nietzsche così come “La Nausea “di Sartre. Questo “sentimento” è andato con il tempo intensificandosi tant’è che mi sono laureato in filosofia, ed ho quindi compiuto una scelta legata alla passione piuttosto che optare per un titolo facilmente spendibile nel mondo del lavoro. Non ho, come dicevo prima, cantautori che preferisco in particolare. Per quanto riguarda i filosofi nutro grande ammirazione un po’ per tutti loro, anche se ho un debole per Platone e Nietzsche».

Nelle antologie scolastiche sono sempre più presenti esempi di testi musicali accostati a quelli letterari. Secondo lei, un approccio didattico simile sortisce particolari effetti sugli studenti?

«Io credo che i programmi scolastici italiani andrebbero revisionati da cima a fondo, poiché non sarà l’accostamento di un testo di musica ad uno letterario a cambiare le sorti sciagurate di questa istruzione nostrana. Sono però convinto che non bisognerebbe accostare semplicemente un testo di musica ad uno letterario, inventando similitudini o facili analogie. Le canzoni vivono di luce propria, senza dover essere a tutti i costi sminuiti con facili paragoni. La forza di un testo di canzone sta proprio nella sua essenza così come accade per la poesia. Non bisognerebbe creare delle gerarchie, ma accrescere il senso critico dei più giovani che sembra davvero essere assopito. Di certo sarà più stimolante per un ragazzo/a di oggi studiare “A te “di Jovanotti piuttosto che “A Silvia” di Leopardi. Troveranno di sicuro in Jovanotti un interlocutore più vicino a loro e al proprio modo di vivere i sentimenti».

La musica italiana non è solo quella del cantautorato. Messaggi importanti (ma non per forza debbono essere ricercati) si ritrovano anche nei brani scanzonati e veramente ‘leggeri’: è consapevole del limite d’indagine della sua ricerca?

«Nell’introduzione del mio libro specifico che la musica italiana ha attraversato diverse fasi storiche, più o meno importanti. È evidente che non esiste solo il cantautorato, ci mancherebbe, ma diversi modi di fare musica. Il fatto è che oggi dalla pubblicità alla “canzonetta” entrambe vogliono comunicare qualcosa. A volte dietro ritornelli apparentemente “banali” si celano messaggi importanti. Ma può accadere anche il contrario; ovvero che dietro paroloni ben articolati si nasconda un finto pensiero. La mia indagine non ha pretesa di completezza; nel senso che non ho mai dichiarato di aver scritto tout court un saggio sulla musica italiana. Ho fatto una scelta rivolgendomi al cantautorato che sin dalla sua nascita affonda le proprie radici culturali in un sistema letterario, filosofico e ideologico nel quale non soltanto io mi son sempre riconosciuto. È grazie ai cantautori se questa cultura italiana a volte non diventa preda dell’analfabetismo colto».

Si nota l’assenza di De Gregori…

«Come accennavo prima non ho scritto questo primo volume operando tagli legati ai miei gusti personali. Sono consapevole che un Francesco De Gregori non poteva essere escluso da un libro come il mio. Ma di fatti non lo è stato, poiché il capitolo su De Gregori era già pronto soltanto che di comune accordo con il mio editore abbiamo deciso di inserirlo nel secondo volume. Poiché non volevamo che il seguito di questo libro contenesse personalità musicali di minor spicco, ma che invece mantenesse uno standard qualitativo simile all’altro. Non mi piace dare un seguito tanto per. De Gregori sarà pertanto nel prossimo volume, così come ci saranno altri nomi importanti da Vecchioni a Cocciante, da Nannini a Branduardi, da Venditti a Baglioni, ecc.»

L’unica intervista presente è quella a Fabio Concato che sembra essere il ‘meno cantautore’ degli altri: come mai?


«Non considero Concato “meno cantautore” di qualcun altro: la parola cantautore caratterizza colui il quale è autore del testo e della musica che canta; e in questo Concato ci rientra perfettamente. Poi la sua delicatezza e poesia credo abbiano arricchito non di poco il nostro panorama musicale. Infine, ma non meno importante, il libro si sarebbe dovuto concludere con delle interviste a molti personaggi citati nel libro; da Battiato a Jovanotti a Zero,ecc. Ebbene quasi tutti si sono negati. Ho effettuato diversi contatti ma nessuno mi ha mai risposto. A differenza degli altri Fabio Concato ha aderito subito all’iniziativa e di questo gliene sarò sempre grato». Giovanni Zambito.

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