giovedì 17 marzo 2011

1° FIUGGI FAMILY FESTIVAL. FERNANDO MURACA, REGISTA DI "È TEMPO DI CAMBIARE"

2 agosto 2008 - Si avvia alla conclusione la prima edizione del Fiuggi Family Festival e la giuria presieduta da Pupi Avati stasera assegnerà la Conca al film di Wayne Wang "Mille anni di buone preghiere". Fra i candidati c'era il film italiano "E' tempo di cambiare" del giovane regista calabrese Fernando Muraca, per cui facevamo il tifo.
La motivazione del premio attribuito è  la seguente: "La conferma di un talento artistico e cinematografico quello di Waine Wang che firma un'opera delicata e intensa che con pochi tocchi dipinge la complessità e profondità di un rapporto mai chiarito tra padre e figlia in un contesto di incontro fra culture diverse. La pellicola sarà distribuita da Mikado, mentre il documentario "To die in Jerusalem" che ha ricevuto una menzione speciale, sarà trasmesso da Raitre.
La pellicola italiana "E' tempo di cambiare" una storia d'amore fra due ragazzi ambientata in Calabria e in Sicilia che tocca temi importanti come mafia e 'ndrangheta, ma che fornisce allo spettatori parecchi spunti di speranza per un riscatto del nostro meridione, da cui si nota un'assoluta assenza dello Stato. La maggior parte degli interpreti sono attori dilettanti e Alfredo Ribassi, Tommaso Perri, Ilaria Serrato e Annalisa Insard sono i protagonisti. Bellissime le naturali ambientazioni, le musiche di Enrico Sabena e le due canzoni interpretate da Chiara Grillo. Per vedere l'anteprima del film cliccare su: http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=26811900.
"L'idea è nata a Tropea - dichiara Fernando Muraca - dove mi trovavo per un festival di cortometraggi: il budget a disposizione era di 80mila euro quando invece per la realizzazione del film ne servivano almeno 3 milioni".
E' un film sulla mafia?
Non volevo fare un film sulla mafia: questi in genere sono pubblicità alla mafia stessa. I mafiosi, per esempio, si costruiscono le case come quelle de Il padrino. L'unico morto ammazzato nel film è un mafioso ed è quello che succede realmente visto che la vita media dei mafiosi è di 35 anni; è una guerra civile che si risolve in due modi: o con lo sterminio di una parte (cosa non possibile) o innescando dei meccanismi di riconciliazione".
Dal film lo Stato risulta del tutto assente: è una denuncia?
"Sì, una guerra civile non si risolve con la repressione anche se è importante che lo Stato faccia la propria parte, però bisogna innescare meccanismi di riconciliazione, un concetto più alto moralmente e che si può ottenere pure con una preghiera finalizzata a questo scopo. I cristiani al sud sembrano aver perso la speranza che le cose possono cambiare: per questo dicono "se lo meritava" quando vedono uno morto ammazzato per strada. I mafiosi nel film non vengono mai trattati male perché anche loro sono necessari perché avvenga la riconciliazione: sono persone e come tali spero possano cambiare.
Ma c'è una speranza?
La speranza nel film è  espressa nei gesti personali della famiglia che sostanzialmente si tira fuori dalla realtà mafiosa e con eroismo. La donna, pur di rimanere fedele ai propri ideali cristiani, rinuncia a curarsi e questo viene rappresentato quando brucia i soldi illecitamente guadagnati dal marito accanto alla lapide che ricorda la strage di Capaci.
Progetti in cantiere?
In questo momento ho in mente ho una storia che si svolge tra l'Italia e la Spagna: la storia di due donne, una madre e una figlia che non si sono mai conosciute. Ho amato tantissimo il film di Almodovar "Tutto su mia madre" che mi è rimasta dentro e mi ha ispirato.
Quanto sei figlio nelle tue idee delle suggestioni artistiche altrui?
"Ci sono diversi tipi di suggestioni: c'è quella del tuo corpo artistico. Quando sei passato attraverso le opere di grandi autori ti rimangono dentro. In "E' tempo di cambiare" è citato più volte il monologo del "Grande dittatore" di Chaplin e la citazione "Odia soltanto chi non ha l'amore di nessuno", che ormai è un patrimonio  in me. Quindi oltre alla memoria tua c'è la suggestione di un'opera d'arte che rappresenta qualcosa di eterno che entra in contatto con te. Io sono un artigiano e anche se finora non ho fatto nulla di significativo cerco di creare qualcosa che non finisce comunicando il senso dell'animo umano".
Da cattolico come fai a conciliare la tua fede con lo spettacolo?
Storicamente la fede e la spiritualità sono state viste quasi in contrapposizione con l'esperienza umana. Io sono credente ma i miei migliori amici non lo sono: riusciamo a condividere valori umani universali senza timbro di fabbrica.
In che modo un'ispirazione può essere inficiata dalle regole e dai tempi di una produzione?
Tantissimo. Ho fatto delle scelte radicali nella mia carriera perché mi rendevo conto nel sistema di fare tante di quelle mediazioni che alla fine dell'ispirazione iniziale non rimane niente. E' anche vero che un'idea cresce nel rapporto con gli altri: dipende dall'atteggiamento delle persone con cui lavori. Se hanno la preoccupazione come te di non depauperare quell'idea che hai ricevuto in dono e di coltivarla e annaffiarla insieme a te e non appiccicarci sopra la propria esperienza e il proprio modello culturale, viene fuori qualcosa di bello. Se invece vogliono tirarla dalla loro parte, l'idea muore.
Siamo al Fiuggi Family Festival. Come ti poni di fronte alle famiglie alternative?
Io della famiglia ho un'idea precisa: un uomo, una donna e dei figli, ma non significa non rispettare le idee degli altri e non trovare un dialogo profondo perché il percorso personale di ognuno va rispettato. Le idee non sono immutabili: in un dialogo vero ci deve essere la possibilità che l'altro ti convinca della sua idea.
E gli omosessuali che vogliono sposarsi?
Non ci ho riflettuto mai adeguatamente: è un problema talmente grande e riguarda la sfera interiore per cui non mi sento di approvare o no come se fosse una cosa legislativa e fredda. Rientra in una sfera dolorosa della società che la divide: così facendo sottraiamo energia allo sforzo di puntare al bene comune; ci sono molte cose che ci uniscono e puntando su queste si risolvono anche le altre. Altrimenti tutto si trasforma in una battaglia ideologica. Giovanni Zambito.

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