giovedì 17 marzo 2011

"METTI IL DIAVOLO A BALLARE" IL 1° ROMANZO DI TERESA DE SIO: "Racconto un mondo rurale, di carattere arcaico"

24 dicembre 2009 - Teresa De Sio, la cantante partenopea che da un po' di tempo si dedica all'esplorazione di sonorità etniche, su tutte la musica popolare dell'area pugliese, ha esordito nella narrativa pubblicando il suo primo romanzo Metti il diavolo a ballare (Einaudi, pp. 412, 16,00) che da febbraio diventerà soggetto e oggetto di un reading, una lettura accompagnata, commentata, sostenuta e completamente intrecciata con la musica e le canzoni, in versione acustica, attingendo al grande patrimonio della musica popolare pugliese e del Sud d'Italia.
Il romanzo è nato più da un'ispirazione fulminea oppure maturata a lungo?
Un po' tutte e due le cose. Il fulmine è  stata la sollecitazione della Einaudi e in particolare di Paola Gallo che mi ha invogliata, portata a concentrarmi. Non ci pensavo perché avevo paura del pregiudizio verso il musicista che si mette a fare lo scrittore. Il contenuto si collega alla tradizione popolare che pratico da anni: quindi una dimensione sedimentata illuminata da uno stimolo improvviso.
Che cosa ha convinto la Einaudi a sollecitarla alla scrittura?
Hanno gradito un breve racconto che avevo scritto per la Manni editore incluso in una raccolta sul tarantismo. Da lì è cominciato tutto.
Come nasce la scelta di ambientazione storica?
Era indispensabile collocarlo nel 1956: il Salento del mito del morso della taranta. Il mito è quella zona intermedia tra terra e cielo e a cui facciamo riferimento nei momenti di infelicità. Un argomento che lì affascina parecchio la storia legata a questo mondo perché lo conosco bene grazie alla mia frequentazione con la musica, una realtà che ha cominciato a dissolversi con l'avvento della tv, la scolarizzazione e la medicina di massa: oramai anche per la fragilità psichica si ricorre ai farmaci, alle terapie, alla psicanalisi. Quello del libro è un mondo rurale, di carattere arcaico dov'era potente la presenza del mito e la sua capacità taumaturgica: era possibile guarire dall'infelicità ballando le tarantelle.
L'infelicità è il diavolo del titolo?
Esattamente. La taranta aveva un suo demone interiore, l'infelicità appunto e attraverso il ballo veniva realmente esorcizzato con la trance procurata dalla musica fino al punto che il diavolo non era completamente espulso, un diavolo che aveva immesso nel corpo assieme al veleno del ragno che l'aveva pizzicata.
A livello narrativo come si è orientata?
E' la storia di un'adolescente, Archina Solimne, che subisce una serie di abusi e violenze: la costruzione narrativa è strutturata in modo che solo alla fine il lettore capirà chi è l'artefice di tali violenze.
Per tenere legato il lettore in una continua suspense?
E' un noir costruito con un meccanismo di rivelazioni graduali con le voci di tanti personaggi, gli abitanti dell'immaginario paese di Mangiamuso, che permettono di raccontare storie intrecciate.
Il reading per voce e corde che partirà il 5 febbraio dai Teatri di Vita di Bologna aiuterà maggiormente a comprendere il romanzo?
Le musiche che accompagneranno il reading non saranno casuali, bensì quelle citate nel romanzo e legate alla cultura e al mondo narrati. Con me ci saranno tre musicisti, un attore che mi coadiuverà nelle parti recitate: il lettore sarà così aiutato ad entrare più approfonditamente nel mondo emozionale del libro. Giovanni Zambito.

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