domenica 29 dicembre 2013

Marco Pomar e i racconti de "La memoteca": un libro è di chi lo legge. L'intervista

“La memoteca. Archivio di storie e passioni” è il primo libro di Marco Pomar edito da Novantacento (pagg. 157, € 9,90) in cui uomini e donne non riconducibili solamente alle peculiarità della Sicilia sono raccontati attraverso una lente ironica che rivela sfumature e caratteri variegati. Il volume partecipa alla terza edizione del Premio Letterario “Torre dell’Orologio” di Siculiana. L’intervista all’autore.

“La memoteca” è il debutto come scrittore “solista”: come è stata la gestazione?
Dei racconti molto liscia, essendo miei scritti dilatati nel tempo. La gestazione con la casa editrice è stata veloce e felice. Nel senso che in poche settimane erano entusiasti e mi hanno pubblicato.

Su quali cliché della Sicilia e dei siciliani ha volutamente insistito e giocato?
Cerco sempre di uscire dai clichè. La Sicilia è presente in alcuni racconti, ma solo per esigenze di storia. Il resto sono vicende collocate in spazi e tempi immaginari.


I personaggi che animano i brani possono essere riconducibile ad un’unica tipologia umana?
No. Forse sono accomunabili nell’ampio calderone dei perdenti, o comunque degli “sfigati”, ma al loro interno sono personaggi pieni di sfumature, tic, vizi e virtù, amarezze, debolezze e ingenuità.

Che tipo di memoria unisce i racconti della raccolta?
La memoria personale più di quella collettiva. Partendo dall’assunto che ciascuno di noi è quello che è stato, che ha vissuto, che ha provato. Senza questo patrimonio l’individuo non è, non sarebbe. Così va alla ricerca del proprio passato. A volte anche per poterlo dimenticare con coscienza.

Quale aspetto è stato particolarmente colto dai lettori e che l’ha maggiormente lusingata o sorpresa?
Lo scrittore scopre un sacco di cose interessanti dal feedback con i lettori. In realtà io credevo di avere scritto un libro fondamentalmente umoristico, ovvero il mio registro principale. Poi è venuto fuori che molti ci hanno trovato dietro anche sofferenza, profondità, amarezza, dolore. L’ho accettato, restando convinto del fatto che il libro è di chi lo legge.

L’anno scorso ha partecipato al Premio letterario di Siculiana con una raccolta scritta assieme ad altri colleghi arrivando in finale. Che valore intravede in queste autonome iniziative culturali?
Non farei un discorso generico. Ci sono premi e premi, iniziative serie e prestigiose e altre che sfruttano il desiderio di giovani e meno giovani esordienti al solo scopo di lucro. Dalle seconde mi tengo alla larga. (4 ottobre 2012).

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