domenica 29 dicembre 2013

Con l'alba nel cuore, intervista all'autrice Angela Maria Mistretta: "In Sicilia prevale ancora una mentalità maschilista"

Continuano le interviste sulla terza edizione del Premio Letterario “Torre dell’Orologio” di Siculiana: oggi è la volta del romanzo di Angela Maria Mistretta “Con l’alba nel cuore” (Libridine edizioni, pagg. 176, € 11,00) in cui si racconta la storia di Eleonora, una donna che ritorna nel suo paese di origine dopo esser sfuggita per rimediare allo scandalo e al contempo la lotta per l’emancipazione femminile della Sicilia di un tempo, uno spaccato di vita di provincia.
Cimentarsi in un romanzo storico fra verità e invenzione quale scelta di fondo comporta?
Nell’introduzione de “I Promessi Sposi” Manzoni scrive: “L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia.” Se la storia, dunque, fa rivivere il passato, penso che chi si accinge a scrivere un romanzo storico sceglie di mettersi faccia a faccia con il vissuto dei propri avi, vivendo, a suo modo, comportamenti e modi di pensare assai distanti dagli attuali.

Quanto c’è di inventato e fantasioso nel personaggio di Eleonora? ha messo qualcosa di sè?
In ciò che si scrive c’è sempre qualcosa di autobiografico, se non nella trama, almeno nel carattere dei personaggi, che spesso assumono le caratteristiche di chi sta intorno allo scrittore. Eleonora e la sua storia sono frutto della mia fantasia, ma non ho potuto fare a meno di trasferire in lei i tratti del mio carattere. La protagonista non è altro che un riflesso di me stessa, del mio modo di essere, del mio modo di pensare, quella che sono o che vorrei essere.
E rispetto alla donna siciliana di oggi il carattere della protagonista in quale aspetto può esserne portabandiera?
La protagonista, Eleonora, è una donna forte per le sue scelte, ferma nelle sue convinzioni, una donna che riesce ad affrontare e superare con dignità dolori e umiliazioni e che come una donna del nostro tempo si erge a vessillo femminile contro un maschilismo bieco e sopraffattore, trovando il coraggio di raccontare e raccontarsi. Eleonora, non più prigioniera del silenzio, trova il modo di protestare. Con Eleonora Solano do voce alla donna che grida il risveglio della propria coscienza affermando la propria personalità.
In che cosa attualmente è cambiata la condizione femminile nell’isola in bene e in male?
Nel periodo in cui è ambientato il romanzo si combattono, un po’ in tutto il mondo occidentale, aspre battaglie per l’affermazione dei diritti della donna. Anche in Sicilia si sente l’eco dei movimenti di lotta per l’emancipazione, almeno nei ceti più abbienti. 
Certo, da allora a oggi molte cose in Sicilia sono cambiate, la donna si è inserita a pieno titolo nella società e all’interno della famiglia occupa un ruolo di pari dignità con il marito; nel mondo del lavoro tante donne occupano posti di rilievo. Ma è pur vero che in alcuni casi la donna è ancora vittima di barbare azioni di tracotanza e arroganza maschile. In Sicilia, infatti, purtroppo, prevale ancora una mentalità maschilista, legata ad ancestrali concezioni e convinzioni che si fa fatica ad abbandonare. Noi donne abbiamo l’obbligo di continuare la nostra “lotta”, ognuna con la propria arma. Io sto “combattendo” con la penna.
Ha mai lasciato la Sicilia? che cosa può notare uno sguardo esterno rispetto a chi ci vive ininterrottamente?
Non ho mai lasciato la Sicilia e mi sento profondamente radicata in essa. Ciò non mi ha impedito di scrutare le impressioni di altre donne che per vari motivi hanno abitato per alcuni periodi, più o meno lunghi, al nord o all’estero. Queste, pur avendo apprezzato le opportunità che può offrire una grande città, deprecando l’arretratezza dei nostri piccoli centri, sia in ambito sociale che economico e culturale, hanno vissuto il loro soggiorno fuori dalla Sicilia quasi come un esilio, con pensieri nostalgici riconducibili ai sapori, agli odori, ai colori dell’isola; una sorta di mal d’Africa che spinge al ritorno.
“L’alba nel cuore” a quale problema sociale siciliano potrebbe riferirsi?
I colori dell’alba, impalpabili ed eterei, riempiono il cielo di rosa, in tutte le sue tonalità, si espandono nell’immensità, oltre recinti e confini. È proprio con questa luce, dolce e discreta, che ho pensato di simboleggiare il desiderio e la speranza nel cuore di ogni donna siciliana di liberarsi definitivamente da ogni forma di condizionamento, da quella piaga sociale che da secoli offende l’universo femminile. (27 settembre 2012).

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