venerdì 10 febbraio 2012

Josefa Idem va "Controcorrente": "Anch'io ho il diritto di perdere". L'intervista

21 aprile 2007 - Josefa (Sefi) Idem, donna simbolo della canoa, è la sportiva italiana che fra Mondiali e Giochi Olimpici ha vinto di più (sei ori). Nata in Germania, dal ’90 vive a Santerno (Ravenna) insieme al marito e allenatore Guglielmo Guerrini e ai due figli. Assessore allo Sport per il Comune di Ravenna dal 1991, è entrata recentemente a far parte della Commissione Scientifica di vigilanza sull’antidoping, che fa capo al Ministero della Salute. Da qualche giorno ha pubblicato l’autobiografia Controcorrente (Sperling & Kupfer Editori, collana «I Fuoriclasse», pagg. 256, 17€). “Dopo aver vinto l’oro olimpico a quarant’anni - rivela l’atleta ad Affari - volevo coronare con una biografia la maturazione di tanti bei risultati e nel 2006 ho deciso comunque di continuare e ho ripreso ad andare in barca.

Perché l’ha voluta scrivere?“L’ho fatto non solo per raccontare le gare, le sensazioni e i timori ma soprattutto per rendere tangibile e diretta l’esperienza ad altre persone narrando di un percorso che io stessa giudico particolare per diversi aspetti, primo perché lungo e poi per il fatto che nel mezzo ho avuto due gravidanze, due maternità e un cambio di cittadinanza”.
Oggi lei fa la mamma ma continua ad allenarsi e a gareggiare, mettendosi sempre in discussione…“Io vado molto in giro per le scuole a parlare coi giovani. Vedo che in generale le persone hanno sogni ed ambizioni ma hanno paura di mettersi in gioco: io voglio spronare a non rimanere con il rimpianto di non averci provato. Nel libro sono registrati vari momenti in cui sono tentata dall’abbandonare l’attività sportiva e molti mi hanno consigliato di smettere ora che sono al top e me lo dicono da dieci anni. Se per caso sostengo una stagione in cui non vinco col rischio di “cancellare” tutto il resto, non ho anch’io a quarant’anni suonati il diritto di perdere?”.
Lamenta che attualmente i dirigenti non hanno idea di che cosa significa fare sport e che sono lontani dagli atleti. In quale particolare aspetto lo sono?“I dirigenti sia federali che societari non hanno gli stessi obiettivi dell’atleta perché spesso pensano più alla visibilità sportiva. Pensano sia più utile sovvenzionare dieci società piccole piuttosto che un atleta e una società unica, oppure hanno in mente solo il business, il grande male dei nostri tempi. E poi il calcio da solo assorbe il 90% delle risorse destinate allo sport come se i risultati raggiunti in canoa gratificassero di meno. A volte l’incarico che ricoprono diventa un pretesto per ottenere visibilità e anche incarichi politici”.
Come fare per incentivare gli altri sport?“Bisognerebbe dare ai giovani la possibilità di conoscere l’esistenza di altre discipline e farli scegliere in base a ciò che amano di più e al talento. Negli stessi campi di calcio già s’intravedono quelli che magari sarebbero più tagliati per il salto in lungo o il lancio del peso. Tutti gli sport andrebbero provati e praticati secondo le proprie inclinazioni”
Come Assessore allo Sport fa qualcosa a tal fine?“Nel mio piccolo cerco di dare maggiore visibilità ad ogni evento sportivo organizzando conferenze stampa nella casa comunale per attivare l’attenzione almeno dei mass-media locali. Inoltre in questi tempi di vacche magre ho mantenuto i contributi destinati alle società sportive. Dobbiamo investire maggiormente in nuove strutture e nuovi progetti”.
Nel libro consiglia di avere una “mentalità vincente”: non potrebbe essere scambiata per arroganza?“Per mentalità vincente intendo il credere in un progetto e perseverare nel conseguimento delle diverse tappe che lo compongono e questo vale sia per un oro olimpico che per una finale regionale. È la valorizzazione dei propri talenti per capire se si fa la cosa giusta e non solo nelle occasioni in cui si vince. Spesso la colpa è degli adulti che non sono in grado di supportare i giovani.
Dedica parecchie pagine alla figura degli educatori e degli allenatori…“Ammetto che non è facile fare i genitori, ma l’importante è mettersi nell’ottica dei giovani, cosa che spesso gli educatori non sanno fare. Oggi si investe poco nella formazione degli educatori: molti insegnanti dopo la laurea vengono messi nelle classi senza indicazioni se non quella di sapersi arrangiare da sé. Per quanto riguarda gli allenatori, accade spesso che quelli più bravi seguono gli atleti senior e non i più giovani, perché possono avere maggiore visibilità, prestigio e guadagno".
Suo marito è anche il suo allenatore: pro e contro?“Il nostro legame è una carta vincente. Lavorare insieme e ottenere il risultato positivo mi ha molto aiutato. Se ci sono problemi o tensioni ce li portiamo a casa e continuiamo a discuterne fino a trovare una soluzione”.
La Germania non la reclama come propria campionessa?“Il mio allenatore mi ha detto che per me non ci sarebbe stato più posto. In Germania possono contare su una fortissima formazione e investono a puntino per ogni evento e probabilmente sarei stata destinata a fare equipaggio” Quand’era bambina per la sua magrezza veniva apostrofata come “una cicogna nell’insalata”.
Oggi, invece, quale complimento le dà più piacere?“Il miglior complimento che potrebbero farmi è quello di essere una buona madre. Nonostante i miei tanti impegni passo con i miei figli Janek e Jonas molto tempo all’insegna della qualità”. Giovanni Zambito (www.affaritaliani.it).


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