venerdì 26 agosto 2011

IL REGISTA ENZO G. CASTELLARI: "L'AMERICA, IL MIO MITO DA SEMPRE"

27 febbraio 2010 - Cordiale, disponibile, spiritoso, Enzo G. Castellari è uno dei padri del nostro cinema che ha dato il via a generi ed eredi ma che ha colpito oltre confine con il suo stile e le pellicole poliziesche e western. A giorni a Los Angeles Quentin Tarantino gli consegnerà un premio come riconoscimento di una fulgida e prolifica carriera.
È un premio insignito ovviamente al mio film Inglourious Bastards in Italia conosciuto come Quel treno maledetto blindato di cui s'innamorò subito Quentin Tarantino da ragazzino, rivela.
Come andò?
Quando Quentin ha potuto vedere il film ne ha fatto delle copie ed è diventato il film cult di lui e dei suoi amici e tra di loro per farsi i complimenti si chiamavano Bastardi senza gloria. Ha sempre sognato di fare quel tipo di film e quando è riuscito a contattarmi mi chiese i diritti. Ci incontrammo a Venezia per la prima volta ed egli accettò di andare lì (lui ama Cannes) ponendo la condizione di un festival sui B-Movies con un elenco di pellicole tra cui la mia. L'abbiamo vista assieme a Joe Dante e Quentin la sapeva a memoria battuta per battuta. A Los Angeles ha organizzato una serata con tre miei film.
Perché classificarlo come B-Movie?
Io in un'intervista dichiarai che B stava per Beautiful: se sento poi uno che definisce il mio genere poliziottesco mi arrabbio. È una parola che non esiste e sa di sfottimento. Il mio genere è poliziesco.
Oltre alle inquadrature che cosa ha ripreso di lei Tarantino?
Il fatto di metterci sempre lo humour: nelle mie cose drammatiche inserisco sempre una gag come appunto in Quel treno maledetto blindato: nella drammaticità dell'evento c'erano tanti punti così per dare più valore all'azione successiva e poi nella natura, fatta di momenti di relax e cazzettoni nello stomaco. È una regola precisa che se la senti diventa tua tranquillamente, se non ce l'hai per natura non ti riesce bene. A me a e Quentin risulta facile.
Per lei che cos'è l'America?
Sono vissuto con il mito dell'America e i suoi film: accompagnai mio fratello da ragazzino, andammo al cocktail della fine di The Chase, il primo film di Redford. Ci conoscemmo e parlammo moltissimo: lui aveva fatto l'Accademia di Belle Arti a Firenze e nacque subito una comunione artistica incredibile. Per il mio primo film lo proposi al produttore ma non lo riteneva molto conosciuto e prese Ed Burns, allora un divo televisivo americano.
La differenza tra il cinema italiano e quello americano è solo nel budget a disposizione?
La differenza è a livello di budget, di ritmo, di senso dell'inquadratura, del valore della storia, di come far recitare. Vedo tanti cani in Italia e una volta ho chiesto l'aiuto di Maimmone, un famoso istruttore di cani.
A breve inizierà un nuovo film: ce ne parla?
Sì, ci sarà Franco Nero nei panni di un vecchio pugile sessantenne che allena e forma un bambino: un film molto drammatico basato su una storia vera di ragazzini che fanno combattimenti nascosti organizzati dalla mafia dove si massacrano con tanto di scommettitori come nella lotta fra i galli. S'intitola The Smokers: lo gireremo a Panama dove sono appassionati di pugilato. Sono anni che ce l'ho in mente.
Quando esclama Ciak, si gira! pensa all'eredità di suo padre Mariano Girolami?
Certo: alle volte quando mi sento in moviola la mia voce è uguale anche in certe espressioni alla sua e ne sono felicissimo.
Oggi giorno sarebbe riproponibile un film suo come Il cittadino si ribella?
Va rifatto adesso, soprattutto sulla violenza stessa che abbiamo sull'uscio. Usciamo fuori e abbiamo già paura e sai che nessuno ti protegge: il telegiornale fornisce le più grosse idee di sceneggiatura.
Quale sarebbe il suo cast perfetto?
Il cast perfetto comprenderebbe Franco Nero, Roberto Redford (il mio sogno è fare finalmente un film con lui) e Morgan Freeman, mentre come attrice Sharon Stone: vado pazzo per lei. Giovanni Zambito. (Il Clandestino)

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