domenica 26 giugno 2011

Salviamo il mondo/ Sufficienza anziché abbondanza: con il “Discorso sulla Decrescita” Maurizio Pallante invita a una sana e felice sobrietà

3 ottobre 2007 - Co-fondatore nel 1988 del Cure (Comitato per l’uso razionale dell’energia) con Mario Palazzetti e Tullio Regge, Maurizio Pallante in mezzo alle sue molteplici attività di ricerca nel campo del risparmio energetico e delle tecnologie ambientali, ha da poco pubblicato il libro “Discorso sulla Decrescita. Manifesto per una felice sobrietà” con annesso un cd per Luca Sossella Editore (pp. 40, € 12,00): il sottotitolo fa intendere la positività attribuita alla parola ‘decrescita’ inserita ovviamente nel suo consono contesto.
Rilanciando la teoria espressa da Serge Latouche nel suo "La scommessa della decrescita", in questo volume Pallante cerca, infatti, di proporre la decrescita come vera soluzione al problema ambientale e a una possibile catastrofe climatica causata dai processi produttivi: al contempo consiglia e invita a smontare il mito della crescita, definendo nuovi parametri per le attività economiche e produttive, cercando di minare alcune delle convinzioni più radicate nel nostro sentire comune.

Leggiamo: “La decrescita non è una rinuncia, una riduzione del benessere, un ritorno al passato. Piuttosto è una scelta consapevole, un miglioramento della qualità della vita, una rispettosa attenzione per il futuro”. Quindi una decrescita felice va interpretata come la condizione positiva e necessaria per recuperare i valori dello stare insieme e della comunità nella condivisione dei beni veramente utili al nostro stare bene, con alla base un sano sentimento di sobrietà che non è solo uno stile di vita, ma una guida per la ricerca scientifica.
Alla base di un possibile futuro benessere ci deve essere una scelta che, a prescindere da motivazioni ‘alte’ che possono essere ricondotte alla salvaguardia dell’ambiente e a valori morali, viene dettata da un sano egoismo. C’è quindi chi ‘sceglie’ (e non ‘rinuncia’) di avere la macchina, il televisore, il telefonino e si rende gradualmente conto di come possa di contro recuperare in serenità e in un maggiore e migliore tempo da dedicare a se stesso, alla propria dimensione spirituale e intellettuale, ai propri affetti.
Lo stesso Pallante si reputa fortunatissimo nel poter fare un telelavoro che gli permette di vivere in Campania circondato da un bosco, in cui si può dilettare con il suo computer e ha la possibilità di coltivare un orticello che gli garantisce la genuinità dei prodotti che consuma. E per spostarsi usa esclusivamente i mezzi pubblici e per lunghe percorrenze il treno.
Se a suo dire la decrescita diviene un paradigma culturale per un rinascimento possibile, qualcuno potrebbe obiettare che le sue condizioni lavorative e ambientali glielo permettono: nondimeno, alla fine una dimensione fondamentale è quella della collettività per e dentro la quale bisogna ritrovare un’armonia con l’essenziale e fare dei tagli con il troppo, il superfluo, il di più che senza timore di essere smentiti ognuno di noi si ritrova ad avere.
Così si può cominciare a realizzare ciò che si augura Maurizio Pallante e cioè la riconsiderazione delle nostre priorità: la sufficienza invece dell’abbondanza, il considerarci acquirenti e non consumatori, l’affetto prima del possesso, l’essere invece dell’avere, tenendo presente un modello più civico, solidale e comunitario piuttosto che individualista, che contribuisce non poco ad allontanarci gli uni dagli altri e a non controllare particolarismi e soggettività.
Così passando attraverso un revisionato stile di vita a cui si accompagna un’adeguata tecnologia che ne faciliti l’attuazione, si può pensare anche a una proposta di tipo politico che non misuri la crescita di un Paese in base al Pil, ma a quella di una vera qualità della vita.(affaritaliani.it).

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