martedì 21 giugno 2011

SANREMO 2010, MARCO MENGONI: "IO, RE MATTO, CANTO PER DIVERTIRMI E DIVERTIRE"

22 febbraio 2010 - Sabato sera il Festival di Sanremo ha chiuso i battenti con vinti e vincitori, premi e polemiche, affermazioni e fischi. Al di là della vittoria, già prima dell'inizio della kermesse musicale, su più fronti si dava per favorito Marco Mengoni, artista giovanissimo e talentuoso che dopo il trionfo ad X‐Factor, all'Ariston ha dato ulteriore prova di sé e del suo virtuosismo canterino con il brano Credimi ancora.
Interpretazione non solo originale ma anche sicura che non può che calamitare l'attenzione di chi lo guarda e lo ascolta. "Mi sembra di aver già vissuto due vite, afferma. Da giovanissimo ero davvero timido tanto da non riuscire nemmeno a chiamare i miei amici per uscire. Pur non avendone bisogno, ho cominciato a lavorare come cameriere e barista per rendermi indipendente e poi sono andato a vivere da solo. E col tempo ho imparato ad amarmi sempre di più per il semplice motivo che ognuno di noi è unico con tutti i propri difetti".
Eri tra i favoriti alla vittoria con Malika Ayane: come hai vissuto il Festival?
Prima di Sanremo tutti mi dicevano che era il delirio e l'ho appurato: c'è una pazzia che comunque mi fa piacere. Il mio ep si intitola Re matto, per me quindi la pazzia è la normalità. Non mi aspettavo niente e non avevo alcuna aspettativa: mi sono tanto divertito e goduto il momento e quello che mi è stato offerto, seguito alla vittoria del talent‐ show.
Quanto ti appartiene il brano "Credimi ancora"? Sanremo ti è piaciuto?
Mi appartiene tantissimo: è partito tutto da me. Avrei voluto lavorarci di più, perché si può far sempre meglio. A Sanremo mi è piaciuto tutto, magari avrei voluto più tempo per fare una doccia ma va benissimo. 
Parliamo del cd "Re matto" partendo dal titolo... 
E' un po' una presa in giro: a me piace molto criticarmi e sentire le critiche costruttive che mi fanno pensare e tornare sui miei sbagli. Re matto è nato un po' per gioco e prendermi in giro: un re matto alla fine è uno normalissimo.
Mina e Celentano si sono complimentati con te: come l'hai presa?
Ho ricevuto calore da artisti affermati e anche da pilastri della musica italiana. Avendo stretto amicizia con Benedetta Mazzini, Mina mi ha mandato un messaggio. Per Celentano, avevo sentito Claudia Mori e Adriano ha voluto parlarmi al telefono e si è complimentato. Ho ricevuto anche in bocca al lupo da Elisa e Giorgia.
Già Morgan non era d'accordo con te sul brano che avresti presentato che è stato criticato dal punto di vista testuale: come rispondi?
Io non mi sento di essere il nuovo Tenco, De André, De Gregori o Battisti: sono semplicemente me stesso. Il mio è un inizio: sulle critiche penso che di musica impegnata in Italia se ne faccia parecchia e anche bella. Io non ne sono capace e ammetto il mio limite: io faccio quel che posso, faccio musica per intrattenere. Il testo della canzone m'è venuto di getto e ho cercato di scrivere: non sarà certo la nuova  Almeno tu nell'universo ma pazienza. La musica è divertimento e io mi diverto a farla e la faccio per divertire chi mi ascolta. Grande ammirazione per tutti i cantautori italiani per la musica varia, un mondo pieno di tante cose: io faccio questo. Se in futuro avrò un'ispirazione particolare ben venga.
Ti ha telefonato Morgan?
No, ma so che ha commentato che non gli è piaciuto nessuno tranne me e io di questo sono tanto felice: mi dispiace che non sia stato a Sanremo perché a X‐Factor mi ha dato tanto e non posso negarlo e lo ringrazio ancora.
I bookmarkers ti davano vincente: t'imbarazza il fatto che avrebbe potuto vincere più il personaggio che il brano?
Credo che la canzone e il personaggio vadano di pari passo. Non so se su di me avrei puntato e quanto.
Come vivevi i minuti che precedevano la tua esibizione a Sanremo?
I tre minuti li vivevo con un Chupa Chups in bocca e tranquillità perché andavo a fare quello che io amo. Non c'è tanta agitazione per salire sul palco perché lì ti liberi di tutto quello di cui ti sei caricato. Giovanni Zambito.

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