martedì 21 giugno 2011

SANREMO 2010, INTERVISTA A MALIKA AYANE: "SENTO LA RESPONSABILITÀ DI UN COSÌ GRANDE CONSENSO"

19 febbraio 2010 - In attesa della finale di domani sera, si possono tracciare i primi bilanci della 60.ma edizione del Festival di Sanremo, e le radio il loro verdetto lo hanno già emesso: la canzone più ascoltata è quella di Malika Ayane "Ricomincio da qui", che l'interprete (anche autrice del testo) ha saputo rendere al meglio con delicatezza e stile sofisticato. L'artista confessa di aver temuto di avere un infarto nella prima serata e di subire l'ansia da palcoscenico più dell'anno scorso forse perché "sento la responsabilità di tanta critica favorevole nei miei confronti, confessa".
Hai cominciato a cantare in inglese, poi in italiano. Un giorno lo farai pure in arabo, la lingua delle tue origini?
Cantare in inglese mi fa sentire più a mio agio anche se di recente vado superando questi miei limiti mentali e se una parola ha un bel suono e si presta a diventare una bella canzone la si può cantare in qualsiasi lingua. Non credo che canterò in arabo perché è difficile e dovrei studiarlo. Magari mi piacerebbe cantare in un'altra lingua europea.
Dici che per comporre chiedi consiglio a tutti anche alle amiche negozianti: ma il tuo brano è molto raffinato...
Non è  che chi gestisce una tintoria o un bar non possa avere gusti raffinati. Io per molto tempo ho fatto la cameriera, la segretaria, l'assistente e una cosa non esclude l'altra.
Che cosa ti ha trasmesso il cantante Pacifico?
Pacifico oltre ad essere uno dei migliori autori al mondo è anche uno dei miei più cari amici: ha scritto per il mio primo disco un brano in italiano che potevo finalmente cantare senza sembrare Topo Gigio. Mi ha aiutata a scrivere da sola e il risultato è stato il testo di "Ricomincio da qui" dove lui mi ha affiancata come un tutor, un fratello maggiore, insegnandomi a trovare da me il modo migliore per affrontare una cosa importante come la scrittura, riuscire a trovare dentro me stessa e migliorare il potenziale.
La tua canzone si distingue dal panorama sanremese: consapevole di ciò?
Quando si compone una canzone al di là che debba partecipare a Sanremo, è  un dovere morale farlo con criteri di bellezza e parametri che non si possono discutere. Se avessi avuto dubbi sulla canzone e che non potesse sopravvivere al Festival non avrei partecipato: sono qui perché ci credo fino in fondo.
Le canzoni che compongono il tuo nuovo cd che cos'hanno in comune tra loro?
Posso intanto trovare un filo rosso per i brani che ho scritto personalmente io che affrontano la voglia di cambiamento e l'abbandono di una situazione per la ricerca di se stessi, un po' come Narciso e Boccadoro, lasciare ogni volta una cosa per imparare altrove. Per quello che riguarda l'intero album credo sia un'evoluzione naturale, quindi il filo va trovato in rapporto a quello precedente in cui hanno collaborato fondamentalmente gli stessi musicisti e arrangiatori con aggiunte nuove.
S'intitola "Grovigli": perché?
Il titolo nasce da una canzone che ho scritto io e doveva essere la coda ma che non abbiamo avuto tempo di produrre bene per cui abbiamo deciso di rimandare e dal momento che tutte le tracce musicalmente sono diverse fra loro mi sembrava che rappresentassero in qualche modo un attorcigliamento generale di cose.
Sei stata vista come portatrice di un grande cambiamento a livello musicale. Quale percorso ti ha portata a Sanremo?
Io credo che i cambiamenti siano molteplici nel senso che tutto è la conseguenza di tutto per cui ogni momento fondamentale della vita ha fatto in modo di portarmi a cantare l'anno scorso. Per sintetizzare, alcuni momenti importanti sono prima l'incontro con Ferdinando Arnò e poi con Caterina Caselli che mi hanno permesso di pubblicare un disco ed essere qui. Giovanni Zambito.

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