mercoledì 20 luglio 2011

INTERVISTA A HERTA MÜLLER, NOBEL LETTERATURA 2009: NON CAPISCO PERCHE' BERLUSCONI POSSA TUTTO E PIACCIA AGLI ITALIANI


15 giugno 2010 - Domani sera al Festival delle Letterature alla Basilica di Massenzio a Roma ospite della serata la scrittrice tedesca di origine romena HERTA MÜLLER, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2009. Il suo ultimo libro, L'altalena del respiro è uscito in Italia il 5 maggio scorso per Feltrinelli (pagg. 251, 18 euro). Nata in Romania da una famiglia di contadini di minoranza tedesca, dopo essere stata licenziata nel 1979 dal suo lavoro di traduttrice, perché si era rifiutata di collaborare con la polizia segreta del regime, la Securitate, fugge dalla Romania alla volta della Repubblica Federale Tedesca. Con le sue opere, Herta Müller, ha saputo restituire, in un'opera poetica e saggistica molteplice, ma pressoché costante nella qualità degli esiti, la memoria della quotidianità e della persecuzione della minoranza di lingua tedesca in Romania nei decenni della dittatura di Ceauşescu.  Nel corso della serata Herta Müller leggerà un testo inedito dal titolo: IL PARRUCCHIERE, I CAPELLI E IL RE.
"Capita che nella vita - spiega Herta Muller - accadano delle cose che sul momento inspiegabili ma che si comprendono dopo nel tempo. Con IL PARRUCCHIERE, I CAPELLI E IL RE racconto la storia di mio nonno, un uomo-soldato nella prima guerra mondiale: nel campo un parrucchiere lo aveva aiutato con un serio di foglie pressate a fargli ricrescere i capelli; da lì nacque un rapporto di stima e amicizia. Il parrucchiere era un appassionato giocatore di scacchi e mio nonno per lui intarsiava delle figure tra cui quella di un re".
Come continua?
Quando mio nonno tornò dal lager ha continuato a ritagliare delle figure comprando al contempo la scacchiera tradizionale e a me diede un re che aveva realizzato lui con le sue mani. Quando arrivai in città, capii che eravamo in una dittatura con un altro "re" che come quello per gli scacchi era traballante ma che però uccideva pure.
Che cosa rimane in lei di questi ricordi?
Ho capito che tutti gli oggetti hanno un loro re e che questi si conoscono tra loro continuando a viaggiare di cose in cose e raccontandosi ciò che in questo mondo succede.
I capelli del titolo del racconto a che cosa si riferiscono?
In Romania ho subito diversi processi e in uno di questi l'accusatore mi notò un capello sulla spalla, lo prese e quasi schifato lo stava buttando via, ma io riuscii perentoriamente a farglielo rimettere al suo posto.
A suo avviso oggi la letteratura in Europa resiste al potere o fugge da esso?
Per me né l'uno né l'altro: che una letteratura possa essere subordinata al potere o che vi si opponga dipende da come la percepiscono i lettori. Personalmente non sono una grande sostenitrice di quella scrittura che viene concepita proprio per creare agitazioni, movimenti di massa e sommosse: so che è una letteratura necessaria nelle dittature, ma non penso che sia "alta letteratura" tant'è che si dimentica facilmente. Io non ho mai scritto seguendo questo impeto, non ho mai voluto fare opposizione con la scrittura, l'ho fatta personalmente contro le dittature che ho vissuto cercando di vivere onestamente con me stessa. Sfortunatamente mi rendevo conto ogni giorno del male che veniva fatto alle persone che mi circondavano, di questo schifo, di questa stupidità esercitata da un clan di governanti: provavo rabbia e dolore, ma sapevo che con la mia scrittura non avrei potuto destituire Ceauşescu. Sono convinta che il potere sia corrotto dall'alto a livello di istituzioni, inevitabilmente si corrompe anche dal basso.
Com'è la situazione odierna in Romania?
E' da tempo che non ci vivo anche se ci torno per visitare parenti e conoscenti: non so com'è la situazione. Oggi "teoricamente" si può dire tutto attraverso la stampa, ma ci sono persone che riflettono se pubblicare o no qualcosa per evitare minacce anche di morte. E questo vale per tutto l'Est europeo. Ci sono controlli da parte di gangster che si mischiano tra loro: la situazione è meno chiara di una volta ma la paura è rimasta la stessa.
Che pensa dell'Italia?
Chi non direbbe che l'Italia è un paese meraviglioso? Con le sue bellezze, i suoi paesaggi... All'estero però seguiamo anche la vostra situazione politica e si capisce che non deve essere facile vivere nel paese del signor Berlusconi che sembra possedere tutto. Non capiamo come possa succedere in una democrazia che faccia tutto quello che vuole e che venga addirittura amato dai suoi cittadini.
Da dove nasce il suo stile di scrittura?
Ogni singolo individuo ha uno stile che richiama la propria struttura interna e la scrittura riflette ciò che siamo e quello che abbiamo vissuto; è difficile, quindi, constatare perché e come facciamo delle cose: non saprei fare altrimenti e in questo modo la realtà diventa tangibile. Giovanni Zambito.

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