domenica 20 maggio 2012

Teatro, Alessandro Preziosi è "Amleto": "gli ostacoli vanno superati con spietatezza e determinazione"

14 giugno 2009 - Nuova stagione, nuova direzione. Il Teatro Quirino-Vittorio Gassman di Roma, dall'Ente Teatrale Italiano, è passato in gestione al Teatro Stabile di Calabria, di cui è direttore Geppy Gleijeses, che ha presentato martedì 9 giugno la stagione 2009-2010.  "Questa struttura va riempita con spettacoli adatti a portare in teatro i mille spettatori che può contenere - ha spiegato in conferenza stampa Gleijeses - e puntiamo sulla qualità che deve viaggiare di pari passo con la fruibilità e vendibilità. Dal lato estetico, ripuliremo e ravviveremo la facciata del teatro cercando di dare a tutti la possibilità di vedere bene gli spettacoli da qualsiasi posto". A parte la stagione 'ufficiale', che partirà con “Novecento napoletano” (dal 6 al 18 ottobre) di Lello Scarano e Bruno Garofalo, quattro progetti affiancheranno la stagione: “Quirino Revolution”, “Autogestito Quirino”, “Eventi” e “Quirino per i ragazzi”.

Tra gli spettacoli in programma è atteso l’Amleto con Alessandro Preziosi in scena dal 26 gennaio al 7 febbraio diretto da Armando Pugliese. L’attore spiega come sarà il suo “Amleto”: Torneremo a rappresentarlo - dice - in un contesto teatrale diverso e innovativo. È un Amleto che vuole evidenziare lo sprezzamento dei sentimenti”.  
Che cosa cambia rispetto alle rappresentazioni classiche?
Dura 2 ore e 20’ anziché le solite quattro ore e va in una direzione molto precisa, quella cinica nella quale un principe quale Amleto si ritrova di fronte al mondo politico di cui sa di far parte. Quindi, ben diverso rispetto all’Amleto struggente e romantico al quale siamo abituati, il fermo posta di una società che in qualche modo ti spinge a sopravvivere in cui abbiamo la sensazione che fino alla fine Amleto possa primeggiare. È un percorso bellissimo iniziato due anni fa che si è sviluppato con una compagnia giovane e la mia produzione di cui vado estremamente orgoglioso specialmente per l’incontro con il regista Armando Pugliese, che con grande distacco teatrale-accademico e istituzionale vi si è dedicato a tal punto da farne un Amleto molto sui generis”.  
Che atteggiamento hai come artista di fronte a classici di tale portata?
Oggi mi ritrovo a produrre un altro spettacolo di Shakespeare “La dodicesima notte” con Luca De Filippo che andrà in scena ai festival di Verona e Taormina. Più che dell’aspetto economico mi sono preoccupato maggiormente dell’allestimento e di fare qualcosa di cui andare fiero sia come interprete che come produttore: nell’economia generale questo è stato il mio timore. La riduzione di Amleto è stata sbeffeggiata dai critici perché mancava di tasselli importanti ma che ha trovato una bella risposta del pubblico. Il regista ha privilegiato il percorso politico e i tagli effettuati in alcuni hanno suscitato delusioni in una parte del pubblico”. È giusto sperimentare, no?
È questa la direzione verso la quale vado: non ne ho un’altra”.
L'Amleto rappresenta anche chi supera diversi ostacoli per la propria realizzazione: da quale ostacolo superato in particolare hai tratto giovamento?
Non ho mai superato ostacoli di chissà quali difficoltà se non quello dell’Amleto che ho superato con grande serietà e concentrazione: gli ostacoli vanno superati con spietatezza e determinazione quando si pensa di essere in grado di superarli. Questo “Amleto” è stata una prova importante, l’ostacolo più difficile e meglio superato però senza disinvoltura, non è stata ovviamente una passeggiata soprattutto nell’affrontare piazze importanti”. Come guardi alle tue esperienze televisive che come “Il capitano” ed “Elisa di Rivombrosa” (in replica la domenica pomeriggio su Canale 5, ndr) vengono riproposte di frequente?
Li rivedo con molto piacere: sono il primo spettatore quando ho la possibilità di rivederli. Credo siano fatti bene: la carriera di ogni operatore culturale è data dal riconoscimento del pubblico e il fatto che li rimandino in onda è una grande soddisfazione; non credo nel rischio di inflazionarsi né dell’attore né del prodotto”. Giovanni Zambito.

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