sabato 28 gennaio 2012

L'AFMAL FESTEGGIA 30 ANNI CON UN CONVEGNO. INTERVISTA ALLA MADRINA LORETTA GOGGI


19 giugno 2009 - A Roma, per festeggiare i trent'anni dell'A.F.Ma.L., associazione Fatebenefratelli per i malati lontani, giovedì 25 giugno alle ore 18 a Castel Sant'Angelo, si parlerà del passato, presente e futuro dell'Afmal con: l'On.le Sen. Prof.ssa Rita Levi Montalcini, Loretta Goggi, Christiana Ruggeri, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Vincenzo Camporini, dir. gen. dell'Uff. volontariato relazioni istituzionali e internazionali della Protezione Civile Dr. Agostino Miozzo, il Presidente AFMAL, MRP Fra Pietro o.h, Dr. Cicinelli o.h, il Rev.mo Padre generale Fra Donatus Forkan o.h, MRP Fra Marco Fabello o.h, il min. plen. Mario Sammartino, e il Capo del Corpo Sanitario dell'Aeronautica Gen. Ottavio Sarlo.

Nell'intervista Loretta Goggi, madrina dell'associazione, racconta con il suo solito e inesauribile entusiasmo come è iniziata la sua collaborazione con l'A.F.Ma.L. "Sono stata coinvolta da un amico ottico, sostenitore dell'Afmal, che porta i cristallini per poter operare in Africa. Ogni volta tornava dalle missioni carico di storie ed emozioni fortissime: incuriosita, gli chiesi di vedere dei filmati fino a quando mi disse che l'associazione stava cercando una madrina che potesse rappresentarla e che io ero la persona giusta per una credibilità professionale che non era mai stata messa in discussione".
E quindi...?
"Mi sono recata nella sede dove ho visto i filmati e conosciuto molte persone, dai cofondatori ai tanti medici e infermieri che fanno a gara per darsi da fare: parecchi di loro staccano dal lavoro e per dieci giorni in maniera del tutto gratuita forniscono in Africa la propria professionalità a chi ne ha bisogno. Diciamo che sono stata coinvolta dalla fattività dell'Afmal".
In che cosa si distingue dalle altre associazioni simili?
"Nelle pubblicità delle altre associazioni si chiede denaro, cosa importantissima dato che in Africa manca di tutto, dal mangiare al bere: ma mai nessuno ti dice quello che man mano si è realizzato. L'Afmal compie missioni mirate ad uno scopo preciso. Sono andata nel Mali dove per questioni ambientali moltissime persone nascono cieche e lì i volontari operano in condizioni davvero drammatiche in sale fatiscenti dove tornerebbero utili persino le divise già indossate da noi, per dare un'idea della situazione".
Qualche situazione che ti ha particolarmente toccata?
"Ci sono persone che credono di essere cieche e che grazie a delle lenti hanno recuperato non solo la vista ma anche una vita normale: sarebbero state destinate a vivere in un cantuccio per non vedenti ed accontentarsi per sempre di una razione di cibo giornaliera e basta. Mi entusiasma vedere tutte le persone all'opera per alleviare certe sofferenze: anche l'Aeronautica che mette a disposizione il C-130 per trasportare persone e materiale in Africa, ma anche i propri militari e medici. Si visitano ininterrottamente migliaia di persone anche in Paesi dove c'è in atto una guerra. Sono orgogliosa di essere la madrina dell'Afmal, una sorta di Tg rosa che dà buone notizie".
Immagino che un'esperienza simile ti abbia cambiata e fatta maturare... in che cosa in modo particolare?
"La vita di per sé qualche batosta te la dà e quindi necessariamente ti porta a cambiare, solo che occorre anche applicarsi ed essere disponibili a mettere in pratica ogni insegnamento. Mi auguro certamente di essere maturata: spero però che i risultati siano leggibili all'esterno; è importante trasmettere certi sentimenti agli altri. Sono sicuramente più serena e meno competitiva nel pormi e porgermi agli altri: ho capito che fondamentalmente conta trascorrere una vita serena con una bella valigia di salute".
Francesco, un bambino morto di leucemia, anni fa ricordava una tua visita all'ospedale dov'era ricoverato...
"Credo sia stato nel periodo natalizio: partecipai a uno spettacolo in un teatrino oratoriale a Roma di fronte a via Benevento e un giorno feci una visita ai piccoli malati; non ti dico che struggimento nel vederli lì giocare anche sotto gli effetti della chemio".
Al convegno dell'Afmal parteciperà anche Rita Levi Montalcini: hai avuto mai occasione di incontrarla a parte nelle tue imitazioni?
"No, sarà la prima volta: sono stata a contatto con il suo braccio destro e sarà l'occasione per chiarire una frase che ha detto e su cui non sono d'accordo".
Vale a dire?
"Ha detto che per arrivare a cent'anni nello stesso modo in cui ci arrivata lei occorrono due cose: essere intelligenti e single. Non lo poteva dire un anno fa visto che mi sono sposata da poco? (ride)".
Parliamo del nuovo spettacolo che porterai in giro prossimamente nei teatri: s'intitola "Solo per amore"...
"Come hai fatto a saperlo?"
Ho le mie fonti e poi ne parlano nel tuo sito...
"I ragazzi del sito sono sorprendenti: cantano canzoni mie che nemmeno io ricordo.... Il nuovo spettacolo sarà una sorta di proseguimento di "Se stasera sono qui" e proseguirà sulla stessa linea in attesa di una nuova commedia magari di prosa".
L'11 giugno allo Strehler di Milano hai fatto uno spettacolo in chiusura del festival gay: altra singolare iniziativa...
"Sono per i diritti umani e per evitare le ghettizzazioni di ogni tipo: non sopporto le iniziative per ricordare che al mondo ci sono persone che meritano attenzione; non mi piace la 'tolleranza' che sottende un fastidio. Sono per l'umanità intera: uomini, donne, animali, fiori senza distinzioni di sorta. Io mi sono sposata ad un uomo che era già sposato (Gianni Brezza, ndr) e da cattolica ho vissuto male la mia vita religiosa e il non poter fare la comunione, anche se continuo ad andare regolarmente a messa. In attesa di Pacs o Dico, auspico che almeno si possa dare il riconoscimento di un amore che esiste al di là di un pezzo di carta. In situazioni di bisogno a livello di salute è insopportabile che debba intervenire una terza persona perché non c'è un riconoscimento ufficiale della coppia".
Che cosa rifaresti "solo per amore"?
"Ho sempre dato retta alle sensazioni del cuore e per amore ho fatto anche tantissimi errori: quindi, ti dico tutto, perché se non avessi sbagliato non avrei capito come dare un indirizzo diverso alla mia vita". Giovanni Zambito.

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