domenica 25 maggio 2014

L'intervista. La scrittrice Isabel Allende: nella mia letteratura tutto è vero o è magico

La casa degli spiriti, Eva Luna, Paula, Zorro. L’inizio della leggenda e il recente Inès dell’anima mia (pagg. 326, € 17), tutti editi in Italia da Feltrinelli, sono alcuni dei grandi romanzi di Isabel Allende, celeberrima narratrice cilena che domani sera, venerdì 18 maggio, inaugurerà la sesta edizione di “Letterature - Festival internazionale di Roma che si svolgerà fino al 21 giugno nel palcoscenico della Basilica di Massenzio al Foro Romano.

La scrittrice leggerà un inedito, appositamente scritto per l’occasione, ispirato al tema “cross/over - vicino/lontano”. Da un’idea di Maria Ida Gaeta e del duo Masbedo, la lettura sarà accompagnata dalle video opere degli artisti Miguel Angel Rios, Teresa Serrano e Johanna Domke e dagli interventi musicali di Ezio Bosso e Vittorio Cosma. “È un racconto d’amore un po’ magico - confessa Isabel Allende - ambientato nel Guggenheim di Bilbao che visitai dopo il restauro. Era ancora vuoto e le opere non erano state ancora sistemate: è stata una fonte di grande ispirazione”
Come mai nelle sue opere ricorre spesso l’elemento magico?“Non so qual è il limite e la differenza fra la realtà e il meraviglioso, tra quanto ricordiamo e quello che è accaduto. Nella mia letteratura tutto è vero o è magico: se non è vero oggi può esserlo domani”
La fantasia come elemento letterario è più femminile?“La letteratura è una sola, non ha genere: usiamo le stesse parole e lettere per esprimere le cose. Ci può essere una prospettiva particolare, un angolo, un punto di vista femminile o maschile, europeo o africano. La fantasia è di tutti: così come la religione non è maschile anche se l’hanno inventata gli uomini”
Qual è stato il maggiore insegnamento che ha tratto dalla Storia?“È molto interessante guardare alla Storia visto che si commettono sempre gli stessi sbagli. Erroneamente pensiamo che la gente di ieri sia più semplice, invece siamo uguali. Come scrittrice mi fornisce lo strumento per vedere le cose in una prospettiva più ampia e distaccata”
Sembra pure che un ineluttabile destino incomba sulle persone…“Credo nel destino, però penso pure che possiamo determinarlo noi stessi a parte gli eventi che non siamo in grado di controllare come il colpo di Stato, l’esilio, la morte di una figlia. Di fronte a questi stessi eventi la reazione implica un intervento assolutamente individuale”
Qual è il cambiamento più rilevante che il Golpe Le ha portato?
“La politica ha determinato la vita di tutti i cileni, non solo la mia. Dopo il Golpe, il Cile è cambiato e si è diviso: molti son dovuti andare via e altri hanno scelto l’esilio. Se non fosse stato per il colpo di Stato non sarei stata una scrittrice, ma sarei rimasta giornalista. Quando ho iniziato nel 1981 il boom letterario in auge era costituito da uomini. L’inizio è stato difficile e gli editori non volevano leggere i miei libri”
Che rapporto aveva con Salvador Allende?“Non era un rapporto intimo ma rientrava nel quadro delle relazioni di una grande famiglia. Lo ammiravo tanto sia come politico che come persona”
Le manca il giornalismo?“Quando ero giovane non ambivo a scrivere: mi sembrava troppo ambizioso come progetto. In Venezuela, però, non potendo continuare a fare la giornalista, mi sono dedicata ad altro: nell’80 ho scritto una lettera a mio nonno che poi è diventata un manoscritto. Ora il giornalismo non mi manca ma ho mutuato molte cose che utilizzo nella scrittura: ho imparato a svolgere ricerche, a elaborare interviste, a dosare il linguaggio e soprattutto a tenere presente il lettore”
Sta scrivendo qualcosa?“Sto scrivendo un testo composto dalle lettere che in questi dieci anni ho scritto a mia madre e non so quanto c’è di reale e di fantasioso”
Com’è la situazione delle donne nel Cile odierno?“Oggi il ruolo della donna in Cile è molto importante: basti pensare che come presidente c’è Michelle Bachelet che ammiro molto: per le cariche pubbliche ha nominato il 50% di donne. Sono sempre state forti e organizzate seppur inserite in un patriarcato, ma le cose vanno cambiando: la mia generazione aveva cominciato e adesso tocca ai giovani continuare. Le donne devono sempre fare uno sforzo doppio per ottenere la metà; rappresentano i 2/3 della forza lavoro e hanno a disposizione meno dell’1% delle risorse”
E della letteratura?“In America Latina dopo il boom della letteratura latino-americana si è formata una nuova generazione di scrittori differente, contrassegnata dall’esilio, dal cinema, dalla cultura della droga, metropolitana e ci sono molte più scrittrici”
Come vive la sua condizione di eterna migrante?
“Ho vissuto in Cile, in Venezuela, negli Stati Uniti: sono figlia di diplomatici e sono stata un’eterna straniera. Ho trascorso la mia infanzia viaggiando e conoscendo tanti luoghi; poi l’esilio mi ha costretta a passare la vita in giro, ma le mie radici restano sempre in Cile. Per la letteratura essere straniero può rappresentare una chiave di lettura della realtà molto più grande”
Nel libro “Zorro” a un certo punto afferma che il forte senso di giustizia può essere un difetto o una virtù: in che senso?“È un difetto nella misura in cui ci può far diventare puritani o fanatici: si può arrivare a commettere gesti estremi in nome della virtù. Non dimentichiamo le tante trucidità commesse”
Per lei, passata attraverso tante esperienze dolorose, la letteratura ha avuto anche un valore terapeutico?
“Lo può avere quando mi permette di comprendere e accettare quanto accade, come per esempio la morte di mia figlia Paula a causa della Porfiria. Ancora oggi sono in contatto con diverse fondazioni e ricevo molte lettere al riguardo”

Giovanni Zambito (affaritaliani.it, 17 maggio 2007)

Nessun commento:

Posta un commento