giovedì 15 marzo 2012

"Gomorra" a teatro: intervista ad Ivan Castiglione, voce e volto di Roberto Saviano

28 giugno 2008 - Il Pre­mio Golden Graal 2008 - Student’s Choice Awards & Work­shop si è affermato come uno dei più presti­giosi riconosci­menti nell’ambito teatrale e cin­e­matografico e come miglior attore pro­tag­o­nista per un dramma è stato pre­mi­ato Ivan Cas­tiglione per l’interpretazione di Roberto Saviano nello spet­ta­colo teatrale Gomorra.

Nello spet­ta­colo - ha affer­mato Mario Ge­lardi che lo ha ideato con Cas­tiglione - abbi­amo cre­ato una struttura che mettesse in con­tatto tutte le sto­rie e che uti­liz­zasse Roberto come un col­lante tra esse. La scommessa era quella di dare un carat­tere ma anche una fac­cia ai pro­tag­o­nisti del libro. Si parla di carne e sangue e non solo di carta. Gomorra a teatro è come una sven­tagli­ata di Kalaschnikov, rap­ida , vio­lenta, che si staglia su un vetro blindato facendo fori più grandi e fori più pic­coli. Ma è anche il rac­conto di una città, immag­i­nata dallo scenografo Roberto Crea, sem­pre in costruzione o sem­pre in deca­denza, accom­pa­g­nata dalla musica e dalle sonorità di Francesco Forni, una città in cui l’occhio dello scrit­tore Saviano si pone ad illu­minare squarci di vita.
Per me il pre­mio - ammette l’attore Ivan Cas­tiglione - rap­p­re­senta una grande emozione dato che in Italia non ci sono molti premi di questo genere e poi è un riconosci­mento a un lavoro in cui la tem­at­ica civile rende il pre­mio ancora più impor­tante. Hanno votato i gio­vani diplo­mati delle scuole di cin­ema teatro e musica e una giuria pre­sieduta da Gior­gio Albertazzi”.
A tuo avviso quale aspetto dello spet­ta­colo ha con­vinto di più la giuria?
Innanz­i­tutto lo spet­ta­colo è stato real­iz­zato prima della pub­bli­cazione del libro e si carat­ter­izza per un’onestà intel­let­tuale nei con­fronti del dis­corso e della parola di Saviano: credo che sia stato recepito pro­prio questo aspetto”.
A liv­ello di sen­sazioni, che cosa ti ha trasmesso “Gomorra” nelle diverse ver­sioni: libro, teatro, film?
Per quanto riguarda la ver­sione teatrale per me è dif­fi­cile spie­garmi in quanto ci sono total­mente den­tro. Io lessi il libro ancora nelle bozze e già pro­dusse in me uno scon­vol­gi­mento nell’esistenza: tutto è par­tito da lì. Il film, diretto da Mat­teo Gar­rone, un pro­fes­sion­ista di altissima pro­fes­sion­al­ità (appena pre­mi­ato al Fes­ti­val di Monaco, ndr), non ha pun­tu­al­iz­zato sec­ondo me l’aspetto inter­nazionale della camorra rel­e­gan­dola quasi a un fatto napo­le­tano. Lo spet­ta­colo teatrale si apre pro­prio con un monol­ogo in cui affer­mi­amo che la camorra è una ques­tione che riguarda il Paese e il mondo: non è banda di pic­coli mafiosi, ma impren­di­tori che inve­stono, hanno negozi in diverse città d’Europa, locali a Roma. Per­sonal­mente, come napo­le­tano questo aspetto mi ha par­ti­co­lar­mente col­pito: pen­savo che il fenom­eno si fer­masse nel basso Lazio e invece mi sono mer­av­igliato del fatto che la crim­i­nal­ità orga­niz­zata fat­turi tre volte rispetto alla Microsoft e investa nel nord Italia”.
Tu dai voce e volto a Roberto Saviano: ti ha con­sigliato e diretto in un modo particolare?
Per un attore in gen­erale è già par­ti­co­lare inter­pretare una per­sona esistente. Roberto Saviano è nat­u­ral­mente pre­sente ovunque e sec­ondo tre punti di rifer­i­mento: innanz­i­tutto il Roberto amico che conoscevo prima della pub­bli­cazione del libro, un ragazzo sem­plice impeg­nato nel suo lavoro; poi c’è il Roberto che si rac­conta nel suo libro di cui è l’assoluto pro­tag­o­nista e alla fine il Roberto di adesso, un gio­vane di 28 anni che ha il cor­ag­gio di man­dare a fan­culo i camor­risti. Insomma, è tal­mente pre­sente che ad un certo punto mi son dovuto dis­costare un po’ vista la gran quan­tità di mate­ri­ale a dis­po­sizione: volevo rap­p­re­sentare di lui la paura e il cor­ag­gio di un ragazzo nor­male per non cor­rere il ris­chio di farlo diventare un mar­tire o un eroe”.
Come amico in che modo si può sostenere una per­sona che vive all’ombra di una minaccia?
Sostengo che la vera scorta di Roberto non sono i cara­binieri ma gli amici e le per­sone che hanno com­prato il libro e lo sosten­gono. Nel momento in cui se ne parla, in realtà non è mai solo ed è più pro­tetto. In tournèe ho con­statato quanto le per­sone hanno bisogno di avvic­i­narsi a lui e trasmet­ter­gli la loro solidarietà”.
Ivan Cas­tiglione: prima e dopo “Gomorra”…
Pro­fes­sion­al­mente non è cam­bi­ato granché: anche prima mi cimen­tavo in un teatro dalla forte con­no­tazione civile e ho pure rice­vuto un pre­mio per lo spet­ta­colo su Annal­isa Durante, la bam­bina uccisa dalla camorra, e un altro su un’interpretazione lib­era della morte di Pasolini. L’unica cosa che è aumen­tata è la con­sapev­olezza che anche un testo teatrale o un libro pos­sono davvero con­tribuire a cam­biare le cose e pos­sono met­tere paura ai camor­risti. Il libro “Gomorra”, infatti, viene pure citato nelle aule del tri­bunale nel processo Spartacus”. Giovanni Zambito.

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