Intrattenersi a parlare con i personaggi dello
spettacolo non sempre rappresenta a onor del vero un privilegio né
tanto meno un piacere: quando però ci si imbatte nell'Artista con la A
maiuscola come Arnoldo Foà è tutta un'altra storia. All'età
di 92 anni e mezzo il maestro ancora nel pieno della sua attività:
oltre alla recitazione infatti si diletta e si cimenta in altre
espressioni dello spirito come la pittura, la scultura e la poesia.
E proprio nelle vesti di poeta domani
sera a Roma per la XIII edizione del FontanonEstate al Parco della
Rimembranza - Fontana dell'Acqua Paola (Gianicolo) con "Oltre
la poesia" Arnoldo Foà reinventerà la
sua arte in una serata-evento che offre un frizzante cocktail di suoi
brani poetici, proposti e interpretati dal celebre attore insieme a
Cristina Cellini,
Lorenzo Degli Innocenti,
Orsetta Fo con le musiche di Roberto
Procaccini. "Io sono un poeta
meraviglioso - afferma ridendo -, mi definisco un
buffone".
A ottobre per i tipi di Corbo
Editore uscirà un suo romanzo. Ce ne parli...
"S'intitola "Johanna e
Luzmarin" ed ambientato alle Seychelles dove sono stato. Johanna
è un personaggio femminile che ricalca tutte le particolari
caratteristiche che hanno gli abitanti di quelle isole: sono persone
vere, autentiche, piene di vita, semplici e allegre. Discendono dagli
schiavi degli inglesi e dei francesi che li avevano colonizzati".
Che rapporto ha con la
letteratura?
"Amo leggere ciò che mi piace e non
saprei dire quale autore prediligo rispetto ad altri: leggo quello
che giudico bello. Affermo senza ombra di dubbio che Dante
è meraviglioso e come lui tutti quei letterati che hanno parlato
sinceramente e scritto dietro autentica ispirazione. Non mi piacciono
i poeti costruiti".
E lei dove trova l'ispirazione
per comporre le sue poesie?
"Dove capita: la mia poesia è vera,
quindi quando da dentro mi viene il desiderio di comporre la scrivo".
Maestro, lei si diletta pure
nella pittura...
"E nella scultura: non lo dico
naturalmente per essere "laudato" ma solo perché mi piace
farlo. Sono una persona libera e se i miei lavori non piacciono non
me ne frega niente. Ho anche allestito una mostra ma per diletto,
senza pretese".
Si è tanto parlato delle leggi
razziali: anche lei ne ha subito delle conseguenze, vero?
"Mi ero trasferito da Ferrara a
Roma per studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia, da dove
sono stato cacciato nel 1938 in seguito alla promulgazione delle
leggi razziali volute da Mussolini. Il periodo della guerra è stato
molto duro, non mi era permesso lavorare, e per guadagnare qualcosa
potevo solo sostituire sotto falso nome gli attori malati. Infine
sono riuscito a fuggire da Roma e a raggiungere Napoli, dove erano
arrivati gli alleati".
Ha seguito le polemiche seguite
alle affermazioni del sindaco Alemanno?
"Non le ho seguite: so solo che le
leggi razziali come il fascismo facevano schifo. Meno male che anche
in quel periodo trovavo modo per divertirmi e gli italiani non erano
cattivi: mi ricordo gli interrogatori tiepidi di un commissario di
polizia che mi chiedeva se avessi un'amante o una fidanzata o una
serva ariana e io rispondevo sempre "Signor no!". E' stato
un brutto periodo e ha rappresentato una vergogna per la mia vita e
per la storia degli italiani".
Oggi l'Italia e il mondo sono
cambiati in meglio o in peggio?
"Le cose sono molto peggiorate.
Quando leggo i giornali mi vien voglia di piangere per le terribili
notizie di cronaca: bambini uccisi, suicidi, gente che ruba. Vorrei
che tutti si volessero bene e si aiutassero gli uni con gli altri".
Ma c'è un aspetto positivo a
livello politico, culturale, sociale...?
"No, non c'è: direi di no. Siamo
veramente peggiorati". Giovanni
Zambito. (09 settembre 2008).
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