28 giugno 2008 - Il Premio Golden Graal 2008 - Student’s Choice Awards & Workshop si è affermato come uno dei più prestigiosi riconoscimenti nell’ambito teatrale e cinematografico e come miglior attore protagonista per un dramma è stato premiato Ivan Castiglione per l’interpretazione di Roberto Saviano nello spettacolo teatrale Gomorra.
Nello spettacolo - ha affermato Mario Gelardi che lo ha ideato con Castiglione - abbiamo creato una struttura che mettesse in contatto tutte le storie e che utilizzasse Roberto come un collante tra esse. La scommessa era quella di dare un carattere ma anche una faccia ai protagonisti del libro. Si parla di carne e sangue e non solo di carta. Gomorra a teatro è come una sventagliata di Kalaschnikov, rapida , violenta, che si staglia su un vetro blindato facendo fori più grandi e fori più piccoli. Ma è anche il racconto di una città, immaginata dallo scenografo Roberto Crea, sempre in costruzione o sempre in decadenza, accompagnata dalla musica e dalle sonorità di Francesco Forni, una città in cui l’occhio dello scrittore Saviano si pone ad illuminare squarci di vita.
“Per me il premio - ammette l’attore Ivan Castiglione - rappresenta una grande emozione dato che in Italia non ci sono molti premi di questo genere e poi è un riconoscimento a un lavoro in cui la tematica civile rende il premio ancora più importante. Hanno votato i giovani diplomati delle scuole di cinema teatro e musica e una giuria presieduta da Giorgio Albertazzi”.
A tuo avviso quale aspetto dello spettacolo ha convinto di più la giuria?
“Innanzitutto lo spettacolo è stato realizzato prima della pubblicazione del libro e si caratterizza per un’onestà intellettuale nei confronti del discorso e della parola di Saviano: credo che sia stato recepito proprio questo aspetto”.
A livello di sensazioni, che cosa ti ha trasmesso “Gomorra” nelle diverse versioni: libro, teatro, film?
“Per quanto riguarda la versione teatrale per me è difficile spiegarmi in quanto ci sono totalmente dentro. Io lessi il libro ancora nelle bozze e già produsse in me uno sconvolgimento nell’esistenza: tutto è partito da lì. Il film, diretto da Matteo Garrone, un professionista di altissima professionalità (appena premiato al Festival di Monaco, ndr), non ha puntualizzato secondo me l’aspetto internazionale della camorra relegandola quasi a un fatto napoletano. Lo spettacolo teatrale si apre proprio con un monologo in cui affermiamo che la camorra è una questione che riguarda il Paese e il mondo: non è banda di piccoli mafiosi, ma imprenditori che investono, hanno negozi in diverse città d’Europa, locali a Roma. Personalmente, come napoletano questo aspetto mi ha particolarmente colpito: pensavo che il fenomeno si fermasse nel basso Lazio e invece mi sono meravigliato del fatto che la criminalità organizzata fatturi tre volte rispetto alla Microsoft e investa nel nord Italia”.
Tu dai voce e volto a Roberto Saviano: ti ha consigliato e diretto in un modo particolare?
“Per un attore in generale è già particolare interpretare una persona esistente. Roberto Saviano è naturalmente presente ovunque e secondo tre punti di riferimento: innanzitutto il Roberto amico che conoscevo prima della pubblicazione del libro, un ragazzo semplice impegnato nel suo lavoro; poi c’è il Roberto che si racconta nel suo libro di cui è l’assoluto protagonista e alla fine il Roberto di adesso, un giovane di 28 anni che ha il coraggio di mandare a fanculo i camorristi. Insomma, è talmente presente che ad un certo punto mi son dovuto discostare un po’ vista la gran quantità di materiale a disposizione: volevo rappresentare di lui la paura e il coraggio di un ragazzo normale per non correre il rischio di farlo diventare un martire o un eroe”.
Come amico in che modo si può sostenere una persona che vive all’ombra di una minaccia?
“Sostengo che la vera scorta di Roberto non sono i carabinieri ma gli amici e le persone che hanno comprato il libro e lo sostengono. Nel momento in cui se ne parla, in realtà non è mai solo ed è più protetto. In tournèe ho constatato quanto le persone hanno bisogno di avvicinarsi a lui e trasmettergli la loro solidarietà”.
Ivan Castiglione: prima e dopo “Gomorra”…
“Professionalmente non è cambiato granché: anche prima mi cimentavo in un teatro dalla forte connotazione civile e ho pure ricevuto un premio per lo spettacolo su Annalisa Durante, la bambina uccisa dalla camorra, e un altro su un’interpretazione libera della morte di Pasolini. L’unica cosa che è aumentata è la consapevolezza che anche un testo teatrale o un libro possono davvero contribuire a cambiare le cose e possono mettere paura ai camorristi. Il libro “Gomorra”, infatti, viene pure citato nelle aule del tribunale nel processo Spartacus”. Giovanni Zambito.
Nessun commento:
Posta un commento